(Catherine Ivill/Getty Images)

Come si sceglie la musica nel pattinaggio di figura

Ci sono professionisti specializzati ed è una pratica in evoluzione: da alcuni anni ad esempio sono ammesse le canzoni con un testo

In molti eventi sportivi, dal Super Bowl in giù, la musica è parte integrante dello spettacolo. In pochi, invece, è parte integrante della pratica sportiva vera e propria. La si usa per esempio nel dressage, nel nuoto sincronizzato, in certe prove della ginnastica ritmica e artistica e, per gli sport invernali, nel pattinaggio di figura. Fin qui, alle Olimpiadi di Pechino, il pattinaggio di figura ha assegnato medaglie in due delle sue cinque discipline: il singolo maschile e l’evento di squadra. Ne restano altre tre (singolo femminile, coppie e danza sul ghiaccio, evento a squadre) ma già c’è stato modo di sentire musiche di ogni tipo: da Elton John ai Daft Punk, da Hans Zimmer agli M83, da Charles Aznavour a Ricky Martin, da Vivaldi a Paul McCartney, dal “Boléro” di Ravel (un superclassico del pattinaggio su ghiaccio) a un più inaspettato “Jesus Christ Superstar”.

Nel pattinaggio di figura, la musica è parte integrante della gara di ogni atleta. La sua scelta è rigidamente regolamentata dal CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, e dal 2018 si è deciso, per provare a ringiovanire un po’ lo sport e l’età media dei suoi spettatori, di consentire in tutte le discipline del pattinaggio artistico l’uso di musica cantata (prima si poteva fare solo nella danza su ghiaccio). Cosa che evidentemente ha ampliato molto il bacino musicale da cui attingere, e cambiato un po’ le carte in tavola.

The Athleticil sito di approfondimento sportivo di recente acquistato dal New York Times, ha raccontato come funziona la scelta delle canzoni per le gare, dal momento in cui si sceglie un certo genere musicale fino a quello in cui, magari tra una gara e l’altra, si fanno gli ultimi piccoli, ma possibilmente determinanti, accorgimenti.

Alla musica si inizia a pensare all’inizio di ogni stagione, o comunque ogni volta che c’è da preparare una nuova routine o serie di esercizi. «Il primo passo», ha scritto The Athletic, «è scegliere uno stile, il quale può essere determinato da molti fattori, compresi i punti i forza e i punti deboli di pattinatori e pattinatrici».

Drew Meekins, ex atleta del pattinaggio artistico su ghiaccio a coppie e ora coreografo e allenatore, ha detto che «ognuno ha uno stile di movimento naturale». È una cosa che vale nel pattinaggio artistico, ma anche in altri sport: tennisti diversi come Roger Federer o Rafael Nadal, ma anche calciatori come Cristiano Ronaldo o Lionel Messi, hanno un determinato modo di muoversi, caratterizzato dalla potenza o dalla leggiadria, con un determinato ritmo e stile. Secondo Meekins, il primo compito di un buon coreografo è quindi capire lo stile di ogni pattinatore, in base a come si muove ma anche a partire dalla sua personalità, per poi associarci un genere musicale.

(Justin Setterfield/Getty Images)

In genere, si tende a cercare armonia e tra l’atleta e lo stile musicale, ma può anche capitare che, per stupire, si cerchi qualcosa di un po’ più spiazzante. Oppure che, per mostrarsi capaci di adattarsi a stili diversi, pattinatori e pattinatrici scelgano, per prove diverse, musiche diversissime. The Athletic fa l’esempio di Jason Brown, che a Pechino si è esibito una volta sulle note di “Sinnerman” di Nina Simone, una canzone molto ritmata, e un’altra su quelle della malinconica e lenta colonna sonora di Schindler’s List.

Scelto il genere, si passa poi alla scelta della canzone o di un medley. Molte attenzioni vanno ovviamente al ritmo della canzone e a come si può abbinare a una determinata serie di movimenti. C’è però anche dell’altro, che ha a che fare con questioni meno tecniche, quasi emotive.

Succede spesso che atleti di un certo paese scelgano musiche o canzoni fortemente associate con il loro paese (indovinate un po’ chi, a Pechino, ha pattinato sulle note di “Nel blu dipinto di blu”) o anche che siano scelte musiche del paese ospitante: come quando nel 2014 a Sochi, in Russia, la coppia statunitense pattinò sopra “Sheherazade”, del compositore Nikolai Andreyevich Rimsky-Korsakov.

Più semplicemente, specie da quando sono concesse canzoni con le parole, può succedere che – sempre nella speranza che i giudici colgano e apprezzino ogni eventuale riferimento – le canzoni siano scelte anche per quello che dicono, o perfino per quello che possono rappresentare gli artisti e i cantanti che le hanno rese famose. Meccanismi simili entrano in gioco anche nel caso di musiche diventate celebri come colonne sonore (una cosa parecchio in voga) e quindi saldamente legate a certi film e al loro significato.

Non basta però riprodurre canzoni e mettersi a pattinare. Le musiche vanno adattate e se necessario rielaborate per accordarsi al meglio con le esibizioni. L’ex pattinatore Hugo Chouinard lo fa di lavoro e intervistato un paio di anni fa da Ice-Dance.com disse: «il pattinaggio è uno sport di tecnica estrema, ma è anche uno spettacolo per un pubblico, devi raccontare e rappresentare una storia». Per spiegare il grado di dedizione dedicato alle musiche del pattinaggio su ghiaccio disse che, in un caso, gli era successo di arrivare alla 54ª versione “migliorata” di una certa canzone.

The Athletic ha parlato della scelta e dell’arrangiamento delle canzoni come di un processo «spesso collaborativo». A volte, soprattutto nel caso della danza su ghiaccio, chi pattina è molto attivo e propositivo, altre volte si concentra invece più sul pattinaggio, delegando a chi se ne intende la maggior parte delle decisioni musicali.

Visto che la deve ascoltare per ore e ore durante gli allenamenti, è anche importante che chi pattina gradisca la musica scelta. A questo proposito, Meekins ha citato il caso di una pattinatrice che si intristiva troppo per la canzone selezionata, cosa che lo spinse a cambiarla con una un po’ più vivace e stimolante.

Ogni canzone va poi adattata, tagliata e arrangiata sull’esibizione, che spesso dura di meno. «Molti anni fa», ha detto a The Athletic la pattinatrice Alexa Knierim, «si adattavano le routine alle canzoni». Ora, invece, anche grazie alle maggiori possibilità offerte dal digitale, «si tende a cambiare la musica per adattarla alla routine». Può succedere che, per esempio, si scelga di velocizzare o rallentare certe parti, così da farle coincidere in modo quanto più preciso possibile con un certo momento della routine.

A volte, quando gli aggiustamenti non bastano, si chiede – in molti casi proprio a Chouinard – di comporre qualcosa di nuovo e originale. Insieme al suo collaboratore Karl Hugo ha lavorato alle musiche che alle Olimpiadi di Pechino sono state usate o stanno per essere usate da 51 pattinatori e pattinatrici provenienti da 14 diversi paesi. Oltre alla parte artistica e sportiva, ce n’è poi una burocratica che riguarda moduli da compilare, diritti da pagare e permessi da chiedere per l’uso di certe canzoni.

Chouinard ha detto che non ritiene che i giudici non amino le scelte più moderne: «ai giudici può piacere tutto, e sono felici che le cose stiano cambiando. Se sentono due o tre Carmen e poi magari un paio di Lago dei cigni, si annoiano loro tanto quanto il pubblico».

– Leggi anche: Le prime Olimpiadi invernali, che non sapevano di esserlo

Continua sul Post