Il governo australiano pagherà un risarcimento a un’organizzazione di persone indigene discriminate da un programma di welfare statale

Una cerimonia di aborigeni durante l'Australia Day, la festa nazionale australiana (AP Photo/Rick Rycroft)
Una cerimonia di aborigeni durante l'Australia Day, la festa nazionale australiana (AP Photo/Rick Rycroft)

Mercoledì il governo australiano ha detto che pagherà 2 milioni di dollari australiani (circa 1,2 milioni di euro) a un’organizzazione di persone indigene come risarcimento per averle discriminate. Nel 2019 680 persone di diverse comunità indigene avevano aderito a una class action contro un programma di welfare del governo australiano destinato agli abitanti delle zone più remote del paese, a cui avevano partecipato soprattutto persone indigene.

Il programma prevedeva che per ricevere i sussidi previsti le circa 30mila persone iscritte dovessero svolgere 25 ore di attività lavorative a settimana, dimostrare la ricerca di un lavoro e incontrare regolarmente un addetto dei centri per l’impiego.

Secondo i promotori della class action, il programma prevedeva regole molto più rigide rispetto ad altri programmi di welfare e non teneva in alcun conto le condizioni di vita delle persone che dovevano soddisfarle. Nelle aree interessate, tra le più povere e isolate dell’Australia, i residenti hanno un accesso molto limitato al telefono, a internet e ai servizi di sanitari e di trasporto, necessari per raggiungere i centri per l’impiego e i luoghi di lavoro, spesso distanti centinaia di chilometri: per molte persone era risultato impossibile soddisfare i requisiti richiesti dal governo per ottenere i sussidi, che erano stati quindi interrotti, causando ulteriore povertà.

La mediazione tra le parti è andata avanti oltre un anno: il risarcimento del governo australiano servirà a migliorare le infrastrutture in alcune delle aree più povere del paese, e il governo ha anche accettato di ripensare il programma di welfare in questione.