Tre racconti di Natale con un diavolo tentatore, una ragazza squattrinata e un fantasma

Scelti e commentati dallo scrittore Marco Rossari, per celebrare la narrativa breve e introdurre un corso sul racconto in partenza il 10 gennaio 2022

(Belleville)
(Belleville)

Che cos’è un racconto? Qual è il suo specifico in rapporto al romanzo? Esiste un solo modo per scriverlo? Con queste e altre domande si confronta il corso “Cinque lezioni sul racconto (più una)”, che lo scrittore e traduttore Marco Rossari terrà a partire dal 10 gennaio 2022 presso la Scuola Belleville.

Il laboratorio è composto da sei lezioni, cinque online e una in presenza, e si concentra sulla narrativa breve, sulle sue caratteristiche e differenze rispetto alle forme letterarie più ampie, soffermandosi su alcuni racconti esemplari e analizzando – nell’incontro conclusivo – i testi dei partecipanti. Fino al 6 gennaio 2022 chi regala il corso di Rossari (o uno degli altri corsi della Scuola) riceve a sua volta un regalo.

Scrittore e traduttore, Rossari ha pubblicato L’unico scrittore buono è quello morto (E/O 2012), Piccolo dizionario delle malattie letterarie (Italo Svevo 2016) e Le cento vite di Nemesio (E/O 2016), candidato nella cosiddetta “dozzina” al Premio Strega 2017. Per Einaudi ha pubblicato il romanzo Nel cuore della notte (2018) e curato l’antologia Racconti da ridere (2017). Il suo ultimo libro è Le bambinacce (scritto con Veronica Raimo, Feltrinelli 2019). Come traduttore, Rossari ha affrontato le opere di Charles Dickens, Mark Twain, George Orwell, Malcolm Lowry e molti altri.

Rossari ha scelto e commentato tre racconti di Natale poco noti, come potete leggere qui sotto.

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Tre racconti di Natale con un diavolo tentatore, una ragazza squattrinata e un fantasma

di Marco Rossari

Quella del racconto è un’arte sottile e variegata. C’è una storia da raccontare, ma non per forza. C’è un arco narrativo da costruire, necessario fino a un certo punto. C’è un personaggio centrale, ma si può anche mandare all’aria tutto. Il racconto è una forma mutevole, un’officina, un teatro di sperimentazione, una solida tradizione che comincia da certi passi della Bibbia, passa per la novellistica medievale e arriva fino all’ultimo volume di raccontacci dello scrittore più indie. Parabole, narrazioni, storielle. Levi, Kafka, Ortese, Carver, Buzzati: nei grandi scrittori e nelle grandi scrittrici di storie brevi si trova la storia del mondo e del pensiero. E poi c’è il Natale. Si sa, l’ha inventato Charles Dickens con il racconto perfetto, che ha subito chiuso la gara. Eppure il tema è così fecondo che in tanti hanno continuato a cimentarsi. È un periodo dell’anno in cui si fanno i conti con il passato, ci si stringe a quelli che dovrebbero essere gli affetti, si riflette sulla natura trascendente e passeggera dell’uomo. E si mangia, si dorme, si fa l’amore nel pomeriggio. Insomma, di cose ne accadono in quell’immobilità spesso coperta di neve e di silenzio.

Ci sono diversi racconti molto belli che l’hanno descritto, eccone tre esempi.

Uno è di Alphonse Daudet (Nîmes 1840 – Parigi 1897), giornalista e memorialista che arrivò al successo proprio con una raccolta di racconti, ossia Lettere dal mio mulino (1869). In “Le tre messe basse” Daudet racconta una vigilia singolare. Siamo nel castello di Trinquelage, sulla cima del Mont Ventoux, in Provenza. Nella cappella il reverendo Balaguère deve officiare tre messe prima di dedicarsi al cibo del banchetto natalizio e il sacrestano Garrigou – posseduto dal diavolo – lo tenta nominando una a una le leccornie che lo attendono e spingendolo a un continuo balbettio, frutto della gola e quindi del peccato. Esilarante. E di monito a non abbuffarsi durante le feste.

L’altro è di O. Henry (Greensboro 1862 – New York 1910), maestro autodidatta del racconto e soprannominato il “Guy de Maupassant americano”, mentre era l’“O. Henry americano”. In “Il dono dei Magi” ritrae una tenerissima coppia in ambasce economiche. La ragazza è sola a casa e vorrebbe tanto regalare al marito qualcosa di bello, ma ha solo un dollaro e ottantasette centesimi. A zonzo per il quartiere, vede un parrucchiere e le viene un’idea: vendere i propri capelli e raccattare qualche soldo per trovare un regalo decente. Ma la beffa, dovuta a troppa generosità, è dietro l’angolo.

Il terzo è di Fergus Hume (Powick 1859 – Thundersley 1932), autore oggi poco conosciuto di gialli di grandissimo successo, come Il mistero del calesse (1886). In “Il tocco del fantasma” esplora una classica situazione natalizia. Un austero castello, un gruppo di amici in gita per le feste, una camera che il padrone di casa definisce infestata dal fantasma di una donna assassinata ingiustamente tanti anni prima. Nessuno vuole passarci la notte, ma fatalmente a qualcuno toccherà farlo. Il fantasma non tarderà a manifestarsi, ma forse le cose non sono come sembrano.

Tre racconti, come i tre spettri di Dickens, per santificare la narrativa breve.