Un tribunale americano ha condannato l’attore Jussie Smollett per aver organizzato una finta aggressione omofoba nei propri confronti

Jussie Smollett che lascia il tribunale in compagna di una parente (AP Photo/Nam Y. Huh)
Jussie Smollett che lascia il tribunale in compagna di una parente (AP Photo/Nam Y. Huh)

Giovedì un tribunale di Chicago ha condannato l’attore statunitense Jussie Smollett per aver organizzato una finta aggressione omofoba nei propri confronti, mentendo poi alla polizia per far credere che fosse avvenuta veramente. È un caso giudiziario in corso da tempo: Smollett, che è gay e afroamericano, era stato accusato di aver organizzato la finta aggressione per ottenere visibilità.

Smollett aveva raccontato di essere stato aggredito da due uomini bianchi fuori da un negozio di alimentari a Chicago. Dopo pochi giorni erano però sorti parecchi dubbi sull’aggressione e Smollett era stato arrestato a Chicago con l’accusa di avere raccontato cose false alla polizia. Le accuse erano state ritirate e il caso chiuso, e poi riaperto: giovedì, anche sulla base di prove video e delle testimonianze dei finti aggressori, che hanno detto di essere stati pagati per fingere di aggredirlo, il tribunale di Chicago ha condannato Smollett.

Delle sei accuse a lui rivolte, il tribunale ne ha confermate cinque, tutte legate al reato di disorderly conduct (simile al nostro “disturbo della quiete pubblica”). Il tribunale non si è ancora pronunciato sulla pena: lo farà a breve, anche se non si sa ancora di preciso quando. Per la legge dello stato dell’Illinois, dove si trova Chicago, Smollett rischia fino a tre anni di prigione per ogni accusa (ma è improbabile che accada). Smollett ha fatto sapere che farà ricorso e ha ribadito di essere innocente e di essere stato vittima di un’aggressione razzista e omofoba.

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