Una canzone dei Songs: Ohia

Che farete fatica a canticchiare

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Mi hanno mostrato il video di un coro notturno degli avventori serali al bar qui dietro casa che cantano in coro Killing me softly, e mi rammarico di non esserci stato (ma mi rallegro di non abitare sopra il bar).
Jeff Tweedy dei Wilco ha pubblicato il video di una sua cover di The old country waltz di Neil Young (Neil Young un po’ dappertutto, oggi, vedrete).
È stato ripubblicato in forma di “disco” (qui su Spotify) un vecchio “mixtape” di Mac Miller, musicista hip-hop creativo e notturno morto tre anni fa a soli 26 anni.
Gli Abba hanno diffuso un pezzettino di una loro vecchia canzone mai pubblicata, e che si stanno rivendendo all’inizio di questa loro campagna di riconquista del mondo che sta per cominciare, compreso un disco nuovo.
Art Garfunkel ha un bel balcone a Manhattan (e una camicia ben stirata).
Ora, non so come dirlo a me stesso, per primo: i Pet Shop Boys hanno fissato delle nuove date del tour europeo del 2022, e il 10 maggio sono a Milano (io ho i biglietti per il 22 a Londra, rimandati da due anni prima).
p.s. siccome c’è una nutrita quota di nuovi lettori qui, che saluto, consegno loro la spiegazione delle autoallusioni, mi scusino i veterani che conoscono la storia.

Tigress
Songs: Ohia

Tigress su Spotify c’è solo nella versione in studio
Tigress su Apple Music c’è solo nella versione in studio
Tigress su YouTube

Ieri ho segnalato qui con qualche irrispettoso disincanto una canzone nuova di Neil Young con i Crazy Horse: come sapete non sono sospettabile di “nuovismo” sulla musica (anzi: oggi poi), ma la replica esatta delle cose che tu stesso facevi quarant’anni fa, per quanto siano fatti tuoi, non è esattamente eccitante per noialtri, e mi permetto di parlare a nome di almeno una parte dell’estesa comunità dei fan.
Il tema è però complesso, quello della ripetizione e ripresa di musica “già sentita”, letteralmente: ne abbiamo un po’ parlato altre volte, io credo che adesso che la musica che una volta chiamavano “leggera” (il pop, il rock, e tutto quanto) ha prodotto ormai almeno sei decenni di roba – tantissima roba -, sia straordinariamente più difficile inventarsi cose “nuove”, “mai sentite”, rispetto a com’era negli anni Settanta, Ottanta e ancora un po’ nei Novanta del secolo scorso. L’unico modo per avere una reazione “wow, che cosa mai sentita!” come capitava allora è di essere molto giovani, opportunità non concessa a tutti
(oppure di arrendersi a cose che si distacchino così tanto dai fondamentali melodico/emotivi delle canzoni da diventare dissonanti, come è successo a un certo punto con certa musica “classica” innovativa).

Agli altri, appunto, resta da godere la sapiente rielaborazione di stili e suoni inventati in altri tempi, quando è sapiente ed è rielaborazione. Poi certo, trattasi di canzonette, e sappiamo che le variabili che ce ne fanno innamorare superano ogni valutazione razionale, e quindi capiterà pure che ci piacciano cose nuove identiche alle vecchie, e fine.

Ma insomma, togliamoci da questa concione: è che la canzone di stasera sarebbe stata un grande pezzo di Neil Young coi Crazy Horse nel 1979, ma rimase un gran pezzo anche quando fu pubblicata invece nel 2000 dai Songs: Ohia, una delle denominazioni con cui pubblicò le sue cose Jason Molina, sul quale mi incollo, scusate: “Molina aveva cominciato a fare il cantautore e a farsi stimare con un disco vent’anni fa, molto apprezzato da chi seguiva la musica indipendente americana. Dopo ne fece altri, con un sound che faceva scoprire ai più giovani il rock di chitarre come andava un paio di decenni prima e commuoveva i meno giovani per la stessa ragione: ne pubblicò quasi venti, a suo nome e coi nomi di Songs: Ohia e Magnolia Electric Co., coinvolgendo musicisti diversi”.

Molina morì nel 2013: se poi vi resta voglia sentite anche Being in love. Nella versione dal vivo che trovate su YouTube (la migliore: viene da un concerto registrato a Modena) Tigress ha un gran lavoro di chitarre ed è cantata in un modo ipnotico che farete fatica a canticchiare, ma è tutta una cosa di “sound”, come si dice, e di vecchio rock, il solito.

Tigress su Spotify c’è solo nella versione in studio
Tigress su Apple Music c’è solo nella versione in studio
Tigress su YouTube