James Bond dopo Daniel Craig

Dopo 15 anni ne arriverà uno nuovo, e come sempre sarà un'occasione per riadattare a un nuovo contesto il solito vecchio personaggio

(Tristan Fewings/Getty Images for EON Productions, Metro-Goldwyn-Mayer Studios, and Universal Pictures)
(Tristan Fewings/Getty Images for EON Productions, Metro-Goldwyn-Mayer Studios, and Universal Pictures)

Quando nel 2005 Daniel Craig fu scelto per essere il nuovo James Bond, il settimo della storia, ci furono molte critiche e non poche battute. A molti non piaceva che Craig avesse gli occhi blu e i capelli chiari (non si è mai visto un «Bond biondo», scrisse qualcuno). Ci fu inoltre chi parlò di lui come di un “James Bland” (dall’aggettivo “bland”: scialbo, insipido, insulso). Il Daily Mirror andò perfino a intervistare uno che si chiamava davvero James Bland, e quel tizio disse, rivolgendosi a Craig attraverso le pagine del discutibile tabloid: «Sarei un Bond migliore di te». Seguirono – mentre Craig iniziava le riprese di Casino Royale, il primo film in cui sarebbe stato Bond – critiche al fatto che pareva si fosse scottato per il troppo sole sul set alle Bahamas, e altre ancora al fatto che non sarebbe stato in grado di guidare con il cambio manuale e nuotare bene.

Casino Royale uscì nel 2006 e andò molto bene, parecchio meglio di La morte può attendere, l’ultimo dei quattro film in cui Bond era Pierce Brosnan. Ancor meglio andarono Quantum of Solace, Skyfall e Spectre, che così come Casino Royale ebbero anche buone recensioni e contribuirono a rilanciare e cambiare il personaggio di Bond. È ancora presto per parlare degli incassi di No Time To Die, il venticinquesimo film della serie e l’ultimo in cui Bond è interpretato da Craig. E comunque, a causa della pandemia sarà impossibile metterli in relazione con quelli dei quattro film precedenti.

Di certo, però, nonostante le critiche iniziali (che a modo loro ci sono sempre state, per ogni Bond da Sean Connery in poi) negli anni di Craig il personaggio di Bond ha riguadagnato rilevanza e chi ne gestisce i diritti ha guadagnato non pochi soldi. Ora che è certo che Craig non sarà più Bond bisogna quindi sceglierne uno nuovo, e questa scelta si porta dietro una serie di implicazioni e opportunità per rilanciare, ancora e di nuovo, il personaggio di Bond e tutto ciò che gli sta attorno.

«Ogni volta che un nuovo attore diventa Bond» ha detto a BBC Jaap Verheul, autore di un’approfondita antologia accademica sull’impatto culturale del personaggio, «la serie di film coglie l’occasione per ricalibrarsi con l’ideologia del pubblico a cui vuole arrivare».

Bond è sempre stato e probabilmente continuerà a restare maschio e britannico, ed è parecchio probabile che continuerà a guidare Aston Martin, bere Vodka Martini «agitato, non mescolato», esercitare la sua “licenza di uccidere” e cercare di salvare il mondo dal cattivo di turno. Tutto il resto però può cambiare ed evolvere: nei nomi, nei modi, nei temi e anche nell’aspetto. Da questo punto di vista, i film su Bond sono quindi interessanti perché, nel loro restare sempre un po’ uguali a sé stessi, cambiano sempre.

Nel caso di Bond, questi discorsi sono resi interessanti anche dal fatto che sebbene il franchise sia controllato da MGM, di recente comprata da Amazon, la Eon Productions – la società guidata dai figli del produttore Albert Broccoli – continua a controllarlo al 50 per cento e detiene un «inviolabile controllo creativo» e l’ultima parola su tutto ciò che riguarda James Bond.

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Su chi potrà essere il nuovo Bond ci sono tante ipotesi (è tra quelle cose su cui i bookmaker britannici accettano scommesse), ma nessuna informazione certa. Tutto ciò che si sa è che la produttrice Barbara Broccoli, figlia di Albert, ha detto due cose: la prima è che il nuovo Bond sarà annunciato solo nel 2022, la seconda è che il nuovo Bond sarà maschio. Sempre Broccoli ha detto di recente, riprendendo un punto di vista già espresso in passato: «Dovremmo creare ruoli per donne, non trasformare un uomo in una donna».

A questo proposito (e senza che la cosa rappresenti alcun tipo di spoiler, visto che già lo si intuisce piuttosto chiaramente dai trailer del film), in No Time To Die c’è un personaggio femminile, interpretato da Lashana Lynch, che così come Bond è un agente “doppio zero”, e che quindi ha la sua stessa qualifica professionale: la licenza di uccidere.

Tra gli attori nominati più spesso nei discorsi su chi potrebbe essere il prossimo Bond ci sono Tom Hardy, Luke Evans, Cillian Murphy, Robert Pattinson, Richard Madden, Henry Cavil, Regé-Jean Page (che si è fatto conoscere con la serie Netflix Bridgerton) e Idris Elba (di cui si parla da anni, ma che di recente ha detto che non è interessato). Ma tra i nomi citati quando si parla del possibile prossimo Bond ci sono anche attori come Dev Patel e Tom Holland, nato nel 1996. Alcuni attori vengono citati per il loro essere britannici, altri per il loro aspetto e i personaggi che hanno interpretato, altri ancora perché potrebbero rappresentare una interessante svolta nel tipo di personaggio e di mascolinità rappresentati da Bond.

Come ha fatto notare Esquire in un lungo articolo che passa in rassegna una decina di possibili prossimi Bond, c’è anche da tenere presente che «tradizionalmente quello di Bond è un ruolo che fa diventare di primissimo piano attori che prima di essere lui non lo erano del tutto».

La scelta del prossimo Bond, comunque, sarà solo un punto di partenza. Da lì, anche a seconda del tipo di attore scelto, bisognerà decidere tutta una serie di altri aspetti, tutti a loro modo dipendenti dal tipo di scelta fatta. Primo fra tutti, a chi far scrivere e dirigere il prossimo film. In questo caso con ben più concrete possibilità che ci siano una sceneggiatrice o una regista: si fanno per esempio i nomi di Patty Jenkins, regista di due film su Wonder Woman (ma con già un paio di altri impegnativi film su cui lavorare nel prossimo futuro) o di Cate Shortland, regista di Black Widow.

Ben oltre i nomi, ci sarà poi da scegliere di cosa raccontare e come farlo. Parlando con BBC, Verheul ha fatto l’esempio di come Casino Royale dovette fare i conti con il terrorismo e una serie di nuove questioni geopolitiche, e anche con lo stile e il successo di un film come Batman Begins The Bourne Identity, che erano fatti con uno stile parecchio più realistico rispetto a quelli dei Bond con Brosnan, a loro volta influenzati dal successo di un film come Die Hard. Ora, ha scritto BBC, «il contesto geopolitico è ancora più complicato rispetto a 15 anni fa», e tra i temi con cui il nuovo Bond potrebbe doversi confrontare ci sono, tra gli altri, la guerra cibernetica, la disinformazione e il cambiamento climatico.

È inoltre probabile che anche con il prossimo film proverà a suo modo a riflettere, e far riflettere il suo protagonista, su cosa significhi essere Bond nel Ventunesimo secolo. Una cosa che in misura minore era già iniziata nei film con Brosnan: dove il protagonista veniva definito da M, il suo capo interpretato da Judi Dench, «un dinosauro misogino e sessista, una reliquia della Guerra Fredda». Come e con quale intensità lo farà, dipenderà però molto da che tipo di Bond verrà scelto.

Ci sarà anche da ragionare su chi dovrà essere il nemico di Bond, quale sarà e quale forma avrà l’organizzazione che dovrà fronteggiare. Anche qui è tutto fermo alle semplici ipotesi. Nel riproporre un tema già presentato da altri in questi ultimi anni BBC si augura però che, sempre per quella cosa di modernizzare Bond, non si sceglierà, come spesso è accaduto in passato, un antagonista con un qualche tipo di deformazione facciale. Una scelta ormai poco originale, che tra l’altro tende colpevolmente ad associare la deformità a qualcosa di sinistro, preoccupante e cattivo. BBC ricorda addirittura come in questo caso siano stati fatti dei passi indietro, anziché in avanti. Nei libri scritti da Ian Fleming, il creatore del personaggio di James Bond, era infatti lui, Bond, ad avere una vistosa cicatrice sul volto.

Un’ultima e molto rilevante questione è poi legata a come Amazon potrebbe provare a convincere la Eon Productions a trasformare il franchise di Bond (che ha prodotto 25 film in più di mezzo secolo) in un vero e proprio universo cinematografico. Quindi, magari, con una serie di storie parallele a quella principale, però ambientate nello stesso universo narrativo. Per esempio – ma sono solo ipotesi – con un film o con una serie con protagonista l’agente interpretata in No Time To Die da Lashana Lynch.

Già qualche anno fa, per esempio, ci furono ragionamenti su un possibile spin-off dei film di James Bond tutto incentrato sul personaggio interpretato da Halle Berry in La morte può attendere. Si scelse però di mantenere i film su James Bond qualcosa di relativamente raro, da far uscire ogni paio d’anni.

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