Sherlock Holmes aveva un segretario “vero”

Per decenni una persona ha risposto alle migliaia di lettere spedite al celebre detective letterario da chi credeva che esistesse davvero

L'insegna all'ingresso del museo di Sherlock Holmes, al 221b di Baker Street a Londra (Dan Kitwood/ Getty Images)
L'insegna all'ingresso del museo di Sherlock Holmes, al 221b di Baker Street a Londra (Dan Kitwood/ Getty Images)

Il personaggio di Sherlock Holmes, uno dei primi detective in letteratura, comparve per la prima volta nel 1887, nel romanzo Uno studio in rosso (A Study in Scarlet) dello scrittore e medico scozzese Arthur Conan Doyle. Diventò celebre grazie alle decine di racconti che Doyle scrisse negli anni successivi, ma anche per i vari adattamenti televisivi e cinematografici che lo ebbero come protagonista, ed è entrato nell’immaginario collettivo di tutto il mondo fino a sembrare quasi reale: così reale che per settant’anni una persona si è occupata di fargli da “segretario” e di rispondere alle migliaia di lettere che gli erano state indirizzate al 221b di Baker Street a Londra, il luogo in cui nell’universo creato da Doyle Holmes viveva e conduceva le sue indagini, assieme all’assistente John Watson.

Il ruolo di “segretario di Sherlock Holmes” fu creato nel 1932, quando la Abbey National – una società di costruzioni e servizi finanziari – spostò la sua sede principale appunto in Baker Street, in un edificio che occupava i numeri civici dal 219 al 229. Anziché chiedere alle poste di smettere di consegnare le lettere indirizzate al detective, la Abbey National decise di investire nel ritorno di immagine e di trovare una persona dell’ufficio delle pubbliche relazioni che si occupasse anche di rispondere a tutti quelli che avevano scritto al celebre detective: non soltanto bambine e bambini appassionati delle sue storie, ma anche adulti che credevano che Holmes fosse una persona vera e lo contattavano per chiedergli di risolvere intrighi e misteri come soltanto lui sapeva fare.

Una delle persone che ha occupato questo curioso ruolo è Chris Bazlinton, che oggi ha 73 anni e dal 1975 al 1982 è stato il settimo “segretario” del detective, reso celebre tra le altre cose dalla mise con pipa e cappello – arrivata con le versioni televisive – e dallo scontro con il professor James Moriarty, suo storico avversario. In una recente intervista data all’Economist, Bazlinton ha detto di aver ricevuto più di 6mila lettere da ogni parte del mondo – praticamente «tutti i paesi tranne la Corea del Nord» – e di aver risposto a ciascuna di loro.

La copertina della prima edizione di “A Study in Scarlet”, del 1887 (Wikimedia)

Tra le tante lettere alle quali ha risposto per conto del personaggio, Bazlinton ne ha ricordate varie in cui veniva chiesto a Holmes di risolvere omicidi, casi di persone scomparse o misteri di fama internazionale, come quelli legati al “Triangolo delle Bermuda”. In una, per esempio, trovò una foto di un omicidio che avvenne in Michigan alla fine degli anni Settanta, accompagnata dal messaggio: «La polizia ha abbandonato il caso, ma so di poter contare su di lei per risolverlo».

Nella maggior parte dei casi, Bazlinton rispondeva con un breve grazie uguale per tutti o con piccole variazioni, ma alle lettere coi quesiti più interessanti dedicava risposte più sofisticate. A chi invece chiedeva una foto di Holmes, credendo che fosse una persona, dava risposte del tipo: «Non potremmo mai inviarvi una fotografia di Sherlock Holmes, perché potrebbe creargli problemi se venisse riconosciuto per strada. Essendo un detective, è ovvio che debba rimanere anonimo».

La targa che indica la residenza di Sherlock Holmes, al 221b di Baker Street a Londra (Dan Kitwood/ Getty Images)

La figura di Sherlock Holmes è stata un’ispirazione per la creazione di moltissimi investigatori del mondo letterario e cinematografico. È stato rappresentato innumerevoli volte a teatro, in televisione e al cinema, e ha ispirato anche la serie di romanzi basati sul personaggio di sua sorella minore, che peraltro è protagonista di un film prodotto da Netflix nel 2020, Enola Holmes.

Secondo un sondaggio organizzato nel 2008 dalla rete televisiva UKTV e citato dall’Economist, quasi il 60 per cento delle persone intervistate aveva detto di credere che Holmes esistesse. A dirla tutta, un quarto delle persone che avevano risposto allo stesso sondaggio credeva che il primo ministro britannico Winston Churchill (che governò tra il 1940 e il 1955) fosse un personaggio inventato: in ogni caso, altri sondaggi citati sempre dall’Economist hanno evidenziato che un abitante del Regno Unito su cinque sia convinto che Holmes sia esistito davvero.

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Il ruolo di “segretario di Sherlock Holmes” di fatto non esiste più dal 2002, quando la Abbey National spostò la sua sede principale altrove. Oggi il 221b di Baker Street viene ricordato da un museo dedicato a Holmes – che in realtà si trova qualche civico più in là – e a partire dalla pandemia da coronavirus il personale del negozio ha smesso del tutto di rispondere alle lettere che erano state spedite al detective al celebre indirizzo.

Quelle che erano arrivate a Bazlinton quando lavorava come segretario, invece, lui le ha conservate tutte a casa sua, nell’Essex, in una serie di borse della Abbey National. «Credo di averle tenute perché molte di loro avevano un valore personale per me. In una misura molto molto piccola, venivo coinvolto nella vita delle persone». La sua lettera preferita è quella inviata a suo tempo da una ragazzina del Maryland, che scrisse:

Mia mamma dice che non sei davvero una persona ma che ti ha inventato il signor Doyle. Le ho risposto che il signor D è un tuo amico e che scrive lui i tuoi libri perché tu hai troppo da fare.
Saluta il dottor Watson da parte mia. Spero che riuscirai a prendere il professor Moriarty.