Olaf Scholz (Johannes Stein - Pool/Getty Images)

In Germania ci provano i Socialdemocratici

Olaf Scholz proverà a fare una cosa mai riuscita prima: formare un governo con i Verdi e i Liberali, e senza il centrodestra di Merkel

I negoziati per la formazione di un nuovo governo di coalizione in Germania sembrano procedere abbastanza rapidamente. Giovedì, a poco più di una settimana dalle elezioni, il leader del Partito Socialdemocratico (SPD) Olaf Scholz, che ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti, si incontrerà con i rappresentanti dei Verdi e del Partito Liberaldemocratico (FDP) per discutere del nuovo governo. Se dovessero raggiungere un accordo, al momento comunque per nulla scontato, i tre partiti potrebbero andare insieme al governo a livello federale per la prima volta nella storia della Germania.

I negoziati che stanno per iniziare potrebbero comunque non essere risolutivi: in Germania le trattative di governo tra i partiti possono durare anche diversi mesi, soprattutto se non ci sono stati grandi scarti tra le forze politiche alle elezioni, com’è successo con il voto del 26 settembre.

L’SPD aveva infatti ottenuto il 25,7 per cento dei voti, mentre l’Unione Cristiano Democratica (CDU), il partito di centrodestra della cancelliera uscente Angela Merkel, il 24,1: per entrambi era stato subito chiaro che sarebbe stata necessaria una coalizione per governare, e che la più probabile sarebbe stata quella che includeva proprio i Verdi e l’FDP.

– Leggi anche: I due partiti che decideranno il governo in Germania

Mercoledì sia i leader dei Verdi, Annalena Baerbock e Robert Habeck, che il leader dell’FDP, Christian Lindner, hanno detto di avere avuto discussioni interne ai rispettivi partiti e di avere deciso di iniziare a trattare con l’SPD per la formazione di un governo: entrambi hanno aggiunto di avere escluso la possibilità di allearsi con la CDU. Nel nuovo parlamento l’SPD avrà 206 seggi, che sommati ai 118 dei Verdi e ai 92 dell’FDP arriverebbero a 412 e supererebbero di parecchio la soglia che indica la maggioranza assoluta (368 seggi su 735 totali).

I tre partiti – che formerebbero la cosiddetta “coalizione semaforo”, dai colori rispettivi – governano già insieme nello stato della Renania-Palatinato, ma finora non hanno mai raggiunto un accordo simile a livello federale, anche per la presenza di grosse differenze di programma.

Verdi e FDP hanno una base elettorale simile, composta prevalentemente da persone giovani, residenti in grandi città e con un alto grado di istruzione. Entrambi hanno idee progressiste sulle questioni socioculturali, come i diritti umani e la parità di genere, ma esprimono posizioni sostanzialmente diverse su altri temi.

I leader dei Verdi Annalena Baerbock e Robert Habeck (John MacDougall/Pool via AP)

La politica economica del nuovo governo sarà al centro delle trattative di giovedì: il presidente dell’FDP Christian Lindner ha detto chiaramente che nel caso di un governo di coalizione con SPD e Verdi, lui vorrà essere nominato prossimo ministro delle Finanze. Non è chiaro però come farà Scholz a conciliare questa richiesta con le grosse differenze in campo economico tra i tre partiti.

Durante la campagna elettorale, per esempio, Scholz ha proposto un aumento del salario minimo orario e nuove tasse per la fascia più ricca della popolazione per finanziare ambiziosi progetti di transizione ambientale, molto delicati in un paese ancora piuttosto dipendente dalle centrali a carbone come la Germania. Da questo punto di vista i Verdi sono l’alleato più vicino alle idee politiche di Scholz, al contrario dell’FDP, che è storicamente contrario all’aumento delle tasse.

Un altro punto su cui Verdi e FDP sono sostanzialmente in disaccordo è la lotta al cambiamento climatico: riguardo all’obiettivo condiviso dalla Commissione Europea di raggiungere la cosiddetta “neutralità carbonicaentro il 2050 – cioè riuscire a rimuovere tanta anidride carbonica (o altri gas serra) quanta quella che immettiamo nell’atmosfera – l’FDP è il partito tedesco con gli obiettivi meno ambiziosi. Al contrario i Verdi puntano a raggiungere la neutralità carbonica già entro il 2041 e tra le altre cose auspicano di far cessare le attività di estrazione delle miniere di carbone entro il 2030, otto anni prima dell’attuale limite.

Il leader dell’FDP Christian Lindner (Sebastian Kahnert/dpa via AP)

Un’altra grande differenza riguarda i salari dei lavoratori: Scholz in campagna elettorale ha più volte detto che uno degli obiettivi del suo partito sarà aumentare il salario minimo a 12 euro — attualmente a 9,60 euro e dovrebbe salire a 10,45 euro a partire da luglio 2022 — e come lui la pensano anche i Verdi. L’FDP invece, più vicino alle istanze degli imprenditori tedeschi, è contrario.

La stessa differenza di opinioni riguarda l’abbassamento dei prezzi degli alloggi e il contrasto del rincaro degli affitti (uno dei problemi più sentiti dai tedeschi negli ultimi anni). Sia SPD che Verdi vorrebbero abbassare i prezzi degli alloggi per renderli più accessibili, mentre l’FDP – che tra l’altro si era opposta al tetto massimo agli affitti imposto a Berlino nel 2020 e giudicato successivamente illegittimo dalla Corte costituzionale tedesca – è contrario a qualsiasi politica di regolamentazione dei prezzi abitativi.

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