(Tasos Katopodis/Getty Images)

Le manifestazioni negli Stati Uniti contro la legge sull’aborto del Texas

Migliaia di persone hanno protestato in molte città per chiedere che l'interruzione volontaria di gravidanza rimanga libera e legale

Migliaia di persone hanno marciato e manifestato in centinaia di città degli Stati Uniti per protestare contro la nuova ed estremamente restrittiva legge contro l’aborto in Texas (“Senate Bill 8”), che vieta l’interruzione volontaria di gravidanza dopo sei settimane di gestazione nella maggior parte dei casi, compresi stupri e incesti. Le manifestazioni sono state in totale 660, organizzate per chiedere che l’aborto rimanga libero, legale e garantito dalla Costituzione.

Centinaia di persone si sono radunate di fronte alla Corte Suprema, a Washington D.C., dove sta per essere discusso un caso che potrebbe portare alla revoca del diritto all’aborto sancito dalla storica sentenza “Roe v. Wade” nel 1973. Un’altra grande manifestazione c’è stata in Texas, al Campidoglio di Austin, sede del governo statale.

Anche se negli Stati Uniti l’aborto è legale a livello federale, non c’è una legge unica che ne regoli le modalità. Ogni stato ha le proprie leggi che stabiliscono criteri e limiti per interrompere una gravidanza, e negli ultimi anni numerosi stati che come il Texas sono governati dai Repubblicani hanno limitato o cercato di limitare molto la possibilità di interrompere una gravidanza, nonostante le contestazioni delle organizzazioni che si occupano di diritti delle donne.

Il Senate Bill 8 vieta l’aborto una volta che il personale medico abbia riscontrato “attività cardiaca” nell’embrione, di solito attorno alle sei settimane, anche se a questo punto della gravidanza non c’è ancora un organo cardiaco vero e proprio e soprattutto molte donne non sanno nemmeno di essere incinte. Inoltre, dopo la sua entrata in vigore sono sorti molti dubbi sulla sua costituzionalità e sono in corso scontri tra lo stato del Texas e il governo federale che ne vorrebbe bloccare l’applicazione.

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