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  • Martedì 14 settembre 2021

Ci sono troppi corsi online?

Diventa sempre più difficile orientarsi in un panorama saturo. Senza dimenticare che a fare la differenza è la capacità di motivare gli studenti

(Digital Update)
(Digital Update)

Il digitale sta modificando in parte la nostra idea di formazione, e questo è tanto più evidente adesso, dopo che la pandemia ha visto un’enorme esplosione dei corsi online. Il settore ha subito negli anni diversi mutamenti, come spiegano Alessandra Farabegoli, una delle massime esperte in Italia di Mailchimp (piattaforma americana di automazione per l’email marketing), e Gianluca Diegoli, esperto di marketing in campo digitale. I due sono i fondatori di Digital Update, progetto di formazione permanente su comunicazione, marketing e soft skill al tempo del digitale per chi vuole andare oltre la teoria e imparare dalle esperienze sul campo dai migliori professionisti e formatori in Italia.

In economia il concetto di “scarsità” indica che più un bene è raro sul mercato, più ha valore: la formazione tradizionale (ma anche quella digitale) è un prodotto che non fa eccezione a questa regola economica. Nella cosiddetta era pre-digitale, in particolare, avere a disposizione un particolare corso o un insegnante di qualsiasi materia non era sempre scontato, e aveva costi molto alti. Spiegano infatti Farabegoli e Diegoli che, soprattutto fuori dai centri urbani, per le persone era molto difficile partecipare all’insegnamento di materie che non fossero quelle di interesse della maggioranza delle persone. Un corso di yoga, di scrittura, di teatro, ad esempio, era possibile solo in presenza di un equilibrio molto difficile tra costo della docenza, spostamenti e un minimo di iscritti, che naturalmente dovevano essere in grado di raggiungere il luogo del corso senza sforzi e costi estremi. Non era facile dunque per le materie meno popolari essere oggetto di formazione. Il che, ovviamente, non faceva che rendere ancora più difficile, per queste materie, diventare popolari.

La formazione su ciò che ai quei tempi si chiamava semplicemente “internet”, e che oggi è chiamata “trasformazione digitale”, non faceva eccezione, continuano i fondatori di Digital Update. La maggior parte della formazione sul web marketing si svolgeva offline in aule fisiche e con eventi in presenza. Il problema era la banda disponibile (la fibra non era diffusa, buona parte delle connessioni erano ADSL adatte a scaricare, ma non a trasmettere il proprio audio e video), ma soprattutto l’abitudine consolidata per cui solo la presenza era considerata sinonimo di qualità. Quindi chi voleva imparare faceva anche centinaia di chilometri per poter assistere in presenza e molto spesso il costo della formazione era costituito più dal viaggio che dal prezzo di partecipazione al corso stesso, concludono i due fondatori di Digital Update.

Qualcosa però è cambiato, spiega Diegoli: “La possibilità di accedere a un internet più veloce ha liberato chi voleva partecipare a questi corsi specialistici dell’obbligo di dover viaggiare, e dall’obbligo di partecipare alla lezione “in diretta”. Si poteva quindi finalmente raggiungere qualsiasi corso, e vederlo quando si voleva. Nel processo di digitalizzazione dei corsi la formazione è stata poi spacchettata, diffusa, stratificata: siccome anche le barriere alla creazione di corsi autoprodotti si sono azzerate, il mercato è stato riempito dai creatori “low cost”. La grande diffusione di YouTube ha infine segnato il superamento del confine fra formazione formale e informale, fornendo al pubblico un numero enorme di contenuti fruibili gratuitamente.

In questa situazione, ridottosi quasi a zero il costo di distribuzione dei corsi, basta fissare il prezzo poco al di sopra di questo costo irrisorio per ottenerne un guadagno: chiunque sul mercato può farlo, quindi il prezzo tende a scendere costantemente. Secondo Farabegoli, la formazione è così diventata un business basato sulla guerra al ribasso del prezzo. Non solo: “Altre volte il corso si trasforma in webinar gratuito, magari allo scopo di ottenere un contatto più che un ricavo. Una buona parte dei contenuti della “formazione” attuale è costituita da cosiddetti lead magnet: viene proposto un contenuto (spesso di qualità inferiore alle aspettative) in cambio dell’accesso al proprio indirizzo email con cui poi si tenta di vendere qualcos’altro”.

La diffusione di piattaforme di corsi online ha messo a disposizione delle persone una quantità di informazioni strutturate senza precedenti e a costi irrisori. Oggi autoformarsi è sicuramente possibile, in modo continuo e al costo più basso di sempre, anche se bisogna essere consapevoli della quantità spropositata di corsi che promettono “speciali metodi”, o “segreti”, avverte ancora Farabegoli. “Nonostante questa grande diffusione a costi accessibili delle possibilità formative”, continua, “chi vuole accedere a corsi specialistici deve affrontare alcuni problemi diventati negli ultimi anni sistemici: primo fra tutti quello di “orientarsi” in un panorama saturo”.

Justin Reich e José A. Ruipérez-Valiente, ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, in un articolo pubblicato nel 2019 su Science, intitolato The MOOC Pivot, hanno inoltre evidenziato che la maggior parte dei corsi online, che vengono scelti spesso inconsciamente con la discutibile formula del minimo costo per ora di formazione, sono molto lunghi e la maggior parte delle lezioni spesso non viene portata a conclusione, se non da una minoranza molto motivata, a volte proprio quella con meno necessità formative.

Spiega Diegoli: “Lo scopo di una formazione professionale è quello di portare le persone a migliorare il proprio lavoro, la propria capacità di stare sul mercato e di riflesso quella della propria azienda. L’accesso diretto e la gratuità o quasi, la flessibilità negli orari di fruizione non sembrano però, per i problemi affrontati precedentemente, essere gli ingredienti sufficienti per raggiungere questi obiettivi. La situazione inoltre sembra peggiorare quando la formazione è imposta o suggerita dalla propria azienda, e vista quindi più come un’estensione dell’orario lavorativo che come un’occasione di crescita. Paradossalmente, quando spendiamo molto poco per un corso online poi siamo molto meno propensi a impegnarci per tirarne fuori valore”.

Secondo i fondatori di Digital Update, il problema della formazione online oggi quindi non sta nella facilità o nell’accesso, ma nella motivazione dei partecipanti: alla “versione digitale” della lezione in classe, uguale e anche più facile di quella in presenza, manca una componente che invece è presente, ad esempio, quando alle elementari ogni bambino non è solo davanti all’insegnante o quando all’università i ragazzi non sono soli davanti allo schermo. Questi studenti, anche quando sono a distanza, in realtà sono connessi in tempo reale da chat e messaggistica: la componente che rappresenta il valore aggiunto è infatti, per Digital Update, quella del gruppo. Il collante sociale della classe è un elemento fondamentale della motivazione a imparare.

Secondo la visione di Digital Update iniziare un percorso, svolgerlo assieme, confrontarsi, perfino sfidarsi nell’apprendimento, è la formula decisiva per mettere assieme la motivazione necessaria per finire con successo un percorso di apprendimento e la facilità di accesso ai contenuti digitali e a docenti, aziende e professionisti, che possono apportare valore ottimizzando tempi e spostamenti. Digital Update fa proprio un meccanismo che può sintetizzarsi nella formula “come for the tool, stay for the network”, “vieni per lo strumento, resta per la rete”.

Per questo, nel 2021 ha deciso di focalizzare tutta la didattica sulla scuola Digital Update, un percorso annuale che alterna lezioni, laboratori, testimonianze e momenti di networking. Per aggiornare le basi di ogni materia mette a disposizione degli studenti una vasta libreria di contenuti on demand (“i libri di testo certificati”), per approfondire ci sono attività in diretta a calendario con docenti e professionisti, per confrontarsi e motivarsi si forma una classe con momenti di scambio e interazione, progetti condivisi e collaborativi, salette e gruppi di lavoro, incontri trimestrali in presenza: l’obiettivo finale è consolidare sia le competenze sia le relazioni frequentando insieme.