Le Canzoni è la newsletter serale che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. L’indomani – il martedì, mercoledì e venerdì – la pubblichiamo sul Post, ci si iscrive qui.
Pur perdendo l'Eurofestival, la musica britannica è capace di produrre cialtronate da primato quasi quanto produce cose imbattibili: e quando si tratta di fare le canzoni per gli eventi sportivi il livello si abbassa drammaticamente, come ha dimostrato anche la canzone con Bono e The Edge e coso per gli Europei di calcio, che sembra la versione per X Factor di una canzone degli U2, con Bono che canta come se fosse il nipote di Bono. Però delle volte è andata meglio, e il Guardian ha messo in fila una serie di canzoni scritte per l'Inghilterra di calcio, tra cui si salvano quella dei Lightning Seeds e quella dei New Order. Sempre meglio di Notti magiche.
Oggi ha compiuto 60 anni pure Boy George, che non è mai entrato nel campionato delle cose migliori dei ricchi anni Ottanta britannici, però è sicuramente stato un "precursore", ha avuto successi ammirevoli, e comunque Victims, pure in quel trionfo di kitsch orchestrale, aveva una sua bellezza.
Sto traslocando, e passo le serate a fare buchi col trapano, collegare cavi blu e rossi, e verniciare scaffali: vorrei comporre una playlist da trasloco ma mi sono fermato a Wherever I lay my hat, versione Paul Young e This house is empty now. Mi serve qualcosa di più vivace, per il trapano.
p.s. ah, ecco, Movin' out.
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