A luglio andrà in pensione l’agente dei servizi segreti Marco Mancini, al centro del caso Abu Omar e dello scandalo Telecom-Sismi

Marco Mancini dopo la liberazione di Giuliana Sgrena, nel 2005 (ETTORE FERRARI/ARCHVIO - ANSA)
Marco Mancini dopo la liberazione di Giuliana Sgrena, nel 2005 (ETTORE FERRARI/ARCHVIO - ANSA)

Marco Mancini, dirigente del DIS (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), cioè il dipartimento che si occupa di coordinare le attività dei servizi segreti italiani, andrà in pensione a luglio: a quanto si capisce su invito dei suoi superiori, e dopo essere finito di recente al centro di un caso mediatico che ha coinvolto l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il Corriere scrive che gli era stato proposto di chiudere la carriera nei Carabinieri, dove si era arruolato nel 1979, ma Mancini avrebbe respinto la proposta presentando richiesta di prepensionamento. Mancini, che ha 60 anni, è noto per essere stato al centro di due procedimenti giudiziari molto controversi, quello del caso Abu Omar e quello dello scandalo Telecom-Sismi.

La prima vicenda, del 2003, riguarda il rapimento dell’imam della moschea di Milano, Abu Omar, avvenuto per opera di agenti della CIA (i servizi segreti statunitensi), con la collaborazione dei servizi segreti italiani. Mancini fu condannato a 9 anni in appello, ma la sentenza venne annullata dalla Corte Costituzionale. Nella seconda vicenda, del 2006, Mancini venne indagato per il suo presunto coinvolgimento nell’ambito di un’inchiesta su alcune intercettazioni illegali Telecom. Venne prosciolto definitivamente dalla Corte di Cassazione nel 2013.

Mancini è noto anche per aver partecipato alla liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata nel 2005 in Iraq. Nella liberazione morì Nicola Calipari, dirigente dei servizi segreti come Mancini.

Di recente si era parlato molto di lui per un servizio della trasmissione televisiva Report che aveva documentato un suo incontro avvenuto lo scorso dicembre in un autogrill con Renzi, sul quale Mancini non aveva redatto una relazione ai propri superiori, nonostante fosse andato all’appuntamento con l’auto di servizio. L’ex direttore del DIS Gennaro Vecchione aveva riferito al COPASIR (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) di non saperne nulla. Secondo i giornali proprio questo incontro sarebbe tra i motivi che avrebbero spinto i vertici del DIS alla rimozione di Mancini.