Decine di persone sono state ferite in scontri tra palestinesi e suprematisti ebraici a Gerusalemme Est

La polizia israeliana ferma un uomo palestinese durante gli scontri a Gerusalemme, vicino alla Porta di Damasco, poco fuori dalla Città Vecchia (AP Photo/Mahmoud Illean)
La polizia israeliana ferma un uomo palestinese durante gli scontri a Gerusalemme, vicino alla Porta di Damasco, poco fuori dalla Città Vecchia (AP Photo/Mahmoud Illean)

Giovedì decine di persone sono state ferite in violenti scontri avvenuti nella parte est di Gerusalemme, vicino alla Porta di Damasco, tra suprematisti ebraici, di estrema destra, e palestinesi: la polizia israeliana è intervenuta per dividere i due gruppi con gas lacrimogeni e granate assordanti, mentre molti manifestanti hanno lanciato pietre e bottiglie. Secondo l’organizzazione umanitaria Mezzaluna Rossa palestinese, che fa parte del movimento della Croce Rossa, sono stati feriti almeno 100 palestinesi, 22 dei quali sono stati portati in ospedale. Almeno 50 persone di entrambi i gruppi sono state arrestate.

Negli ultimi giorni si erano accumulate tensioni e c’erano stati scontri minori con qualche ferito. Giovedì centinaia di suprematisti ebraici hanno organizzato una marcia anti-islamica, nella quale hanno più volte urlato “morte agli arabi”. La contro-protesta di gruppi palestinesi ha poi portato agli scontri, con i palestinesi che hanno accusato la polizia di aver impedito i consueti incontri serali del Ramadan.

La città di Gerusalemme è per ragioni diverse e storiche rivendicata come capitale del proprio stato sia dagli israeliani che dai palestinesi: è abitata da entrambi, di fatto divisa in due (est e ovest), e negli anni si sono generate grandi e piccole dispute relative a quartieri e a confini. La zona est della città è tuttora quella palestinese, abitata in prevalenza da arabi, ed è lì che si trova la porta di Damasco, dove giovedì sono avvenuti gli scontri.

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