Il Garante della privacy ha multato l’INPS per violazioni nelle verifiche sui politici che avevano richiesto il bonus per il coronavirus

 (ANSA/ETTORE FERRARI)
(ANSA/ETTORE FERRARI)

Il Garante della privacy ha multato l’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) per 300mila euro per aver violato il regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali quando ad agosto rilevò che cinque parlamentari avevano fatto richiesta del bonus da 600 euro al mese, introdotto per aiutare i lavoratori con partita IVA durante la crisi per il coronavirus, pur non avendo i requisiti.

Secondo il Garante, l’INPS, in quanto ente che si è occupato di erogare il bonus, durante i controlli sui requisiti ha acquisito da fonti aperte i dati di decine di migliaia di persone che ricoprono incarichi di carattere politico, «senza però aver prima determinato se ai parlamentari e agli amministratori regionali o locali spettasse o meno tale beneficio, anche in considerazione delle differenti caratteristiche delle cariche ricoperte».

L’INPS inoltre non ha rispettato il principio di minimizzazione dei dati, avendo avviato i controlli finalizzati al recupero dei bonus «anche su tutti quei soggetti che, pur avendolo richiesto, non lo avevano percepito, visto che la loro domanda era già stata respinta per ragioni indipendenti dalla carica ricoperta». Infine non avrebbe valutato adeguatamente «i rischi collegati a un trattamento di dati così delicato come è quello riguardante i richiedenti un beneficio economico classificato come ammortizzatore sociale».