Sei italiani sono stati accusati di tentato omicidio in Catalogna per atti commessi durante le proteste contro l’arresto del rapper Pablo Hasél

Un furgone della Guardia urbana di Barcellona dato alle fiamme durante le proteste di sabato 27 febbraio contro l'incarcerazione del rapper Pablo Hasél. (AP Photo/ Emilio Morenatti)
Un furgone della Guardia urbana di Barcellona dato alle fiamme durante le proteste di sabato 27 febbraio contro l'incarcerazione del rapper Pablo Hasél. (AP Photo/ Emilio Morenatti)

I Mossos d’Esquadra – la polizia catalana – hanno arrestato sei italiani legati a un gruppo anarchico e coinvolti negli scontri di sabato 27 febbraio a Barcellona durante le proteste contro l’incarcerazione del rapper Pablo Hasél. Assieme agli italiani, cinque uomini e una donna, sono state arrestate anche una francese e una spagnola legate allo stesso gruppo. Le persone fermate sono state accusate di tentato omicidio, disordini pubblici, incendio doloso, aggressione a pubblico ufficiale e appartenenza a un’organizzazione criminale. Secondo la polizia, il gruppo avrebbe dato fuoco a un furgone della Guardia urbana (la polizia municipale) mentre a bordo c’era un agente, che non è rimasto ferito. Il giudice del Tribunale di giustizia della Catalogna ha stabilito la carcerazione preventiva per le otto persone.

Nelle ultime due settimane in diverse città della Spagna ci sono state proteste contro l’arresto di Hasél; a Barcellona, in particolare, ci sono stati diversi scontri e tra le altre cose i manifestanti hanno razziato alcuni negozi nel centro della città e attaccato due edifici. Hasél era stato condannato a nove mesi di carcere per aver insultato la Corona spagnola e aver incitato al terrorismo con la sua musica e i suoi tweet. La polizia lo aveva arrestato martedì 16 febbraio dopo aver fatto irruzione nell’Università di Lleida, in Catalogna, dove il rapper si era barricato il giorno prima, rifiutandosi di presentarsi spontaneamente di fronte alle autorità.

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