Una canzone di Elvis Costello

Cioè, LA canzone di Elvis Costello

(Terry Wyatt/Getty Images for Americana Music Association)
(Terry Wyatt/Getty Images for Americana Music Association)

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Il Guardian ha un articolo divertente sull’epoca in cui le riviste musicali britanniche ospitavano anche pagine di annunci personali di fan che volevano fare amicizia o condividere passioni, e magari innamorarsi. Le foto di allora e ora sono molto belle.
C’è un nuovo trailer del disco di Paul McCartney.
Sui quotidiani italiani ieri devono essere arrivati i comunicati stampa sul documentario sui Bee Gees di cui avevamo detto qualche settimana fa, perché oggi ne parlano in diversi. Ma soprattutto hanno la data di uscita su Amazon Prime Video, Google Play e Apple TV: 14 dicembre. Invece non ho ancora capito dove e quando si vedrà il documentario su Frank Zappa.
James Taylor ha fatto uscire un video nuovo di uno degli standard della sua raccolta di standard (inutile come quasi tutte le raccolte di standard di anziani che hanno bisogno di mettere qualcosa in vendita e non sanno dove pescare): insomma, la canzone dei grandissimi Rodgers e Hammerstein ne esce noiosa, ma il video domestico si fa guardare.

Alison
Alison è una delle canzoni più adorate dai fan di Elvis Costello, e anche da molti non fan: è una di quelle canzoni che gli americani metterebbero ai loro matrimoni perché l’hanno adorata da giovani, se solo non parlasse di una ragazza triste con una storia infelice. Lui si è sempre voluto tenere sul vago rispetto alla protagonista e alle implicazioni autobiografiche, ma ha detto più di una volta che fu ispirata da una cassiera del supermercato. «Aveva un viso da dare il suo nome a una nave. Un tempo ci sarebbero stati duelli di briganti nella bruma del mattino, per difendere il suo onore. E ora stava battendo i prezzi dei barattoli di fagioli alla cassa con l’aria di quella che vede scorrere via tutti i sogni e le speranze della sua giovinezza. E quelli rimasti sarebbero stati presto rovinati da un qualche ruffiano capace di raccontarle bugie e incatenarla ancora di più».

Tutta questa tristezza è confezionata dentro una canzone di gran dolcezza, con dei versi perfetti e una grande cura nel cantarli. “My aim is true” divenne il titolo del suo primo disco, che la conteneva, una specie di “fidati di me”. Ma c’è anche il modo cadenzato in cui lui canta “I’m not going to get too sentimental” o “I know this world is killing you”, per poi tornare al confidenziale di “well, I see you’ve got a husband now” e di nuovo, spazientito, a “sometimes I wish that I could stop! you from talking”. E poi c’è quella chitarra, sotto, a cui non si può non far caso: e che si impossessa del finale.

My aim is true
My aim is true
My aim is true
My aim is true
My aim is true


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(qui lui ci fa uno spettacolino con un medley di meraviglie in coda, qui ci si diverte con Sting; ma non è che lo consenta a tutti)