Una canzone dei Genesis

Sì, a giudicare dalla foto stiamo parlando dei Genesis di dopo coso

(Michael Loccisano/Getty Images)
(Michael Loccisano/Getty Images)

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C’è una canzone nuova notturna e natalizia di Liam Gallagher degli Oasis. «Bing Crosby ne sarebbe stato fiero», dice.
Mentre cercavo la canzone qui sotto su YouTube ho trovato questa versione di Afterglow, bellissima canzone conclusiva dei Genesis che usavamo a Condor per chiudere le stagioni.
(ehi, e questa di Follow you follow me)
Io non so in effetti perché non chiudiamo questa newsletter dispersiva e ci limitiamo ad ascoltare Afterglow per il resto dei nostri giorni.

Open door
Lo dico per i profani: c’è una decennale questione tra i fan dei Genesis sull’uscita di Peter Gabriel dalla band, tanti anni fa, e sul subentrare al suo posto di Phil Collins, subentro che avvenne con le modalità con cui quello che ha il pallone diventa capitano della squadra. Phil Collins era in grado di cantare e divenne il cantante di una band abbandonata dal suo genio. Molti fan dei Genesis lo disprezzano per questo e per avere osato tenere insieme la band portandola verso evoluzioni anche diverse. Molti altri di noi, Peter Gabriel compreso, gli vogliono bene. A molti persino piacciono le cose che ha fatto, coi Genesis e senza i Genesis.

Come avrete capito io sono tra questi ultimi. Open door è una canzone del 1982 che venne inserita in uno strano disco doppio intitolato Three sides live: aveva appunto tre lati dal vivo (fu seguito dal tour che avevo raccontato qui, quello di Tirrenia) e un quarto di avanzi di cose precedenti. Open door era stata il lato B del singolo Duchess, e l’aveva scritta Mike Rutherford, chitarrista e bassista della band (quello a sinistra nella foto). Ha un testo molto semplice e dolce, dal punto di vista di chi si immagina di guardare il suo amore che ha dovuto lasciare. Con tale ineluttabilità e rimpianto che la mia ipotesi è che sia morto, ma ci sono filologie diverse in giro.
I see your smiling face, by the open door
There’s the morning light
Shining in your hair and in your eyes

E Phil Collins fa un gran lavoro di dolcezza ulteriore, senza sbracare nelle svenevolezze che gli sarebbero capitate qualche volta nei decenni successivi. Anche quando la canzone si apre nel refrain.
Stand in the sun
Shut your eyes and feel the world
It’s changing every day


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