Il noto attivista di Hong Kong Joshua Wong è stato arrestato di nuovo

(AP Photo/Kin Cheung)
(AP Photo/Kin Cheung)

Lunedì il noto attivista per la democrazia di Hong Kong Joshua Wong è stato arrestato dopo essersi dichiarato colpevole di aver organizzato nell’ottobre del 2019 una protesta fuori dal quartier generale della polizia. Wong, sulla sua pagina Facebook, poche ore prima dell’arresto, aveva annunciato di aver ammesso la sua responsabilità nell’organizzazione di «un’assemblea non autorizzata […] quando il movimento era ancora all’inizio». Aveva inoltre scritto che si aspettava di essere arrestato.

Oltre a Wong sono stati arrestati anche gli attivisti Agnes Chow e Ivan Lam. Tutti e tre saranno processati il ​​2 dicembre. Da quando sono iniziate le proteste a Hong Kong Wong è stato arrestato più volte. Nel 2019 è rimasto in carcere per due mesi dopo essere stato condannato per oltraggio alla corte. Wong, sempre su Facebook, ha scritto che questa volta rischia una pena massima di cinque anni e ha definito le accuse nei suoi confronti “lievi” rispetto alle quelle di altri attivisti.

Wong era già stato arrestato lo scorso 24 settembre per gli stessi reati che ha ammesso domenica, oltre che per aver violato in quell’occasione una legge che vietava l’uso delle maschere durante tutte le manifestazioni e i raduni pubblici. Poche ore dopo Wong era stato liberato su cauzione. Dopo l’approvazione della controversa legge sulla “sicurezza nazionale”, con l’obiettivo ufficiale di arrestare chiunque fosse accusato di compiere «attività terroristiche» e atti di «sedizione, sovversione e secessione», Wong aveva espresso il timore di essere arrestato di nuovo e di venire estradato in Cina. La nuova legge prevede pene molto dure per i contestatori, fino all’ergastolo: i fatti contestati questa volta a Wong risalgono però a prima dell’approvazione della legge e la pena massima è di cinque anni.

Lo scorso 11 novembre tutti i membri dell’opposizione democratica del parlamento di Hong Kong avevano annunciato che si sarebbero dimessi dopo che il governo aveva espulso quattro parlamentari pro-democrazia dal parlamento con l’accusa di aver messo in pericolo la sicurezza nazionale. I quattro parlamentari erano stati espulsi dopo che il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo cinese aveva approvato una risoluzione che permette al governo di Hong Kong di destituire direttamente dal loro incarico, aggirando il sistema giudiziario, i parlamentari che avessero sostenuto l’indipendenza di Hong Kong dalla Cina.