Emomali Rahmon è stato eletto presidente del Tagikistan per la quinta volta

Il presidente del Tagikistan Emomali Rahmon vota alle elezioni presidenziali, a Dushanbe, in Tagikistan, il 11 ottobre 2020 (EPA/TAGIKISTAN/ANSA)
Il presidente del Tagikistan Emomali Rahmon vota alle elezioni presidenziali, a Dushanbe, in Tagikistan, il 11 ottobre 2020 (EPA/TAGIKISTAN/ANSA)

Emomali Rahmon è stato eletto presidente del Tagikistan per la quinta volta con quasi il 91 per cento dei voti. Lunedì la Commissione elettorale centrale del Tagikistan ha detto che nelle elezioni presidenziali dell’11 ottobre Rahmon ha ottenuto il 90,92 per cento dei consensi che gli garantirà un mandato di altri sette anni. Secondo le opposizioni, però, le elezioni presidenziali sarebbero state fortemente controllate dal presidente.

Il presidente della commissione elettorale Bakhtiyor Khudoyorzoda ha detto che l’affluenza è stata dell’85,4 per cento. I risultati delle elezioni sono ufficiali, ma considerati provvisori. La Commissione ha detto che quelli definitivi saranno comunicati entro una settimana.

Rahmon, che ha 68 anni, è al potere dal 1992 e nessuna delle cinque elezioni in cui è stato votato presidente è stata considerata libera dagli osservatori internazionali. È l’unico autocrate post sovietico a essere al potere da più tempo del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, eletto per la prima volta nel 1994.

A contendere la carica di presidente a Rahmon erano quattro candidati filogovernativi poco conosciuti, considerati di facciata e scelti soltanto per dare una parvenza di democraticità e di competizione al voto. Soltanto Rustam Latifzoda, del Partito Agrario, ha superato il 3 per cento dei voti.

Quelle di domenica sono le prime elezioni dopo che la Corte Suprema del paese, nel 2015, ha bandito il Partito del Rinascimento Islamico (IRPT), il più importante partito oppositore di Rahmon, che da allora è considerato un’organizzazione terroristica. Una parte dei suoi leader sono stati incarcerati, mentre altri sono fuggiti dal paese. L’unico altro partito d’opposizione rimasto, il Partito Socialdemocratico, ha boicottato le elezioni.