La fusione di Nexi e SIA è una cosa grossa

Farà nascere una delle più importanti società del settore dei pagamenti digitali e c’è chi spera che aiuti ad aumentare l’utilizzo di carte di credito e bancomat in Italia

(Naomi Baker/Getty Images)
(Naomi Baker/Getty Images)

Domenica Nexi e Sia, due grandi società italiane attive nel settore dei pagamenti digitali, hanno approvato un accordo per fondersi e creare un nuovo gruppo che avrà una capitalizzazione stimata superiore ai 15 miliardi di euro. La nuova società sarà una delle dieci aziende di maggior valore tra quelle quotate alla borsa di Milano. Le due aziende hanno firmato un “protocollo d’intesa”, cioè un documento in cui entrambe acconsentono all’integrazione (Nexi, la società più grande, incorporerà Sia). La fusione non è ancora definitiva: servono l’assenso finale degli organi decisionali delle due aziende e quello delle autorithy, come per esempio l’Antitrust.

La società che nasce dalla fusione sarà una delle più grandi in Europa nel settore dei pagamenti digitali, e secondo alcuni analisti potrebbe creare le condizioni adatte ad aumentare l’utilizzo in Italia di metodi di pagamento elettronico come carte di credito e bancomat, un obiettivo che tra l’altro è condiviso dal governo, che vuole scoraggiare l’utilizzo del contante per contrastare l’evasione fiscale.

SIA è controllata da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), il veicolo d’investimento dello stato italiano; Nexi è controllata invece da Mercury UK Holdco Limited, un consorzio che raggruppa i fondi di investimento Advent, Bain Capital e Clessidra. Gli investitori di Nexi avranno circa il 70 per cento del nuovo gruppo, quelli di Sia il 30 per cento. Alla fine, la nuova società avrà CDP come principale azionista, con il 25 per cento delle quote; Mercury avrà il 23 per cento e Intesa Sanpaolo il 7 per cento. Oltre il 40 per cento delle azioni rimarrà disponibile sul mercato.

L’obiettivo della fusione è la creazione di una società di pagamenti digitali “leader in Europa”, come si legge nel comunicato relativo all’operazione, nel quale si parla anche di un’espansione forte sia in Italia – dove il nuovo gruppo avrebbe già il 70 per cento delle quote di mercato – sia soprattutto all’estero.

Cos’è Nexi
Nexi nacque nel novembre del 2017 dall’unione di due società italiane storiche: l’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane (ICBPI), nato nel 1939, e CartaSi, società nata nel 1986 che per anni è stata uno dei principali gestori di carte di credito in Italia.

Nexi è un’azienda che si occupa di fornire servizi di pagamenti digitali alle banche e ad altri clienti istituzionali come la pubblica amministrazione. I servizi per cui è più famosa sono l’aquiring, cioè la fornitura e la gestione dei POS, e l’issuing, cioè l’emissione di carte di credito e di altri metodi di pagamento digitale, e la gestione di tutti i sistemi che ci sono dietro. Nexi fornisce questi servizi alle banche, non al cliente finale. Se un negoziante vuole installare un nuovo POS si rivolge alla sua banca di fiducia, ed è poi quest’ultima che si rivolgerà a Nexi. Nexi lavora con tutte le principali banche italiane e anche con molte banche internazionali.

– Leggi anche: C’è una grande inchiesta internazionale sulle banche e il riciclaggio

Nexi fornisce alle banche e ai clienti istituzionali molti altri servizi, e anche se questo rimane il suo business principale di recente ha cominciato a sviluppare alcuni prodotti destinati all’utente finale. Il più noto è probabilmente YAP, una app che consente di gestire una carta prepagata digitale e di scambiare denaro.

Cos’è SIA
La Società Interbancaria per l’Automazione (SIA) fu fondata da Banca d’Italia, dall’Associazione bancaria italiana (ABI) e da alcune banche italiane nel 1977, con l’intento iniziale di creare la Rete nazionale interbancaria, cioè l’infrastruttura che connette digitalmente tutte le istituzioni finanziarie. Negli anni Ottanta SIA contribuì a lanciare il circuito Bancomat.

Anche SIA fornisce una varietà di servizi alle banche e ad altri clienti, ma l’azienda è soprattutto nota per essere un payment processor: cioè il creatore e gestore dell’infrastruttura sottostante al sistema bancario, che fa in modo che tutti i passaggi nei sistemi di pagamento avvengano in modo corretto. Per questo, SIA ha tra i suoi clienti molte banche centrali in tutto il mondo.

Perché le due società si vogliono unire
Anche se tra i business di Nexi e di SIA ci sono molti punti di sovrapposizione, «le due società sono complementari», dice al Post Valeria Portale, direttrice dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano. SIA lavora a monte del processo di pagamento, sulle infrastrutture, mentre NEXI lavora più a valle, sugli strumenti e i servizi che rendono possibili i pagamenti. Questo significa che le due aziende, assieme, possono “servire tutto l’ecosistema dei pagamenti digitali”, come si legge nel comunicato ufficiale diffuso da SIA.  Significa che il nuovo gruppo sarà in grado di coprire tutti i passaggi necessari per il pagamento, dalla creazione dell’infrastruttura alla gestione della singola transazione.

Il nuovo gruppo è anche un gigante, sia per gli standard italiani sia per quelli europei, che nel complesso ha emesso 120 milioni di carte, avrà 5.500 impiegati e una presenza in 15 paesi, soprattutto in Europa. Avere un gruppo grande è importante, perché il mercato dei pagamenti digitali è in fase di consolidamento: varie aziende si stanno unendo tra loro per essere più forti a livello internazionale, come ha fatto a febbraio la società di pagamento francese Worldline comprando per 7,8 miliardi di euro il concorrente Ingenico. Allora, Worldline disse di essere il “campione europeo” nei pagamenti: è lo stesso titolo a cui aspira il nuovo gruppo formato da Nexi e SIA.

Anche Fabrizio Palermo, che è l’amministratore delegato di CDP e dunque uno dei principali fautori della fusione, ha detto al Sole 24 Ore che l’obiettivo dell’operazione è la creazione di un «campione». Palermo però ha detto che la strategia di CDP è quella di creare «campioni nazionali». Il senso comunque è lo stesso: creare una società che sia in grado di presidiare un mercato importante e di competere con le grandi aziende di altri paesi. Per esempio, nel settore automobilistico Volkswagen è un campione nazionale tedesco; nel settore alimentare, Danone è un campione nazionale francese. Il nuovo gruppo formato da Nexi e SIA dovrebbe diventare il campione nazionale italiano nel settore dei pagamenti digitali.

Diventare troppo grandi potrebbe anche comportare un rischio. Tanto Nexi quanto SIA, ricorda Valeria Portale, sono aziende che hanno investito moltissimo sull’innovazione negli ultimi anni, e bisogna fare attenzione che il consolidamento non provochi una riduzione della spinta all’innovazione e del livello di servizio. Al tempo stesso, però, bisogna ricordare che «l’area competitiva non è più soltanto l’Italia, ma tutta l’Europa».

Palermo di CDP ha detto anche che la fusione è funzionale alle strategie del governo per incentivare i pagamenti digitali. Il governo da qualche tempo ha annunciato una serie di misure per favorire l’utilizzo di carte di credito e bancomat, nella speranza di ridurre l’utilizzo del contante, spesso associato all’evasione fiscale. Tra le misure in considerazione, che secondo il governo dovrebbero partire dal prossimo dicembre, c’è un sistema di rimborsi (cashback) per chi userà le carte per fare acquisti.

– Leggi anche: Cosa sono questi “cashback”

L’Italia è uno dei paesi in Europa che usano meno i pagamenti elettronici: sono soltanto il 24 per cento circa del totale. Secondo i dati dell’Osservatorio Innovative Payments, l’Italia è al 24esimo posto su 27 nell’Unione Europea per numero di transazioni pro capite fatte con carta. Circa l’80 per cento di tutte le transazioni viene ancora fatto in contanti. Nel momento in cui il settore si rafforza con la fusione tra Nexi e SIA – questo è il ragionamento – i pagamenti elettronici dovrebbero risultare ugualmente rafforzati, perché le banche e le altre istituzioni finanziarie avranno un partner più forte. «Avere un ecosistema molto coeso potrà spingere a favore dell’adozione dei pagamenti digitali», dice Portale.