• Articolo sponsorizzato
  • Economia
  • Martedì 22 settembre 2020

Come funziona il mercato dei prestiti non ripagati

E perché è importante per le banche (e i risparmiatori loro clienti), spiegato con il caso di Banca Ifis

Non tutti i prestiti vengono ripagati, e negli ultimi dieci anni in Italia il numero di quelli che non sono ripagati nei tempi previsti – i cosiddetti “prestiti non performanti”, o “crediti deteriorati” – è molto aumentato. In gran parte sono debiti legati a mutui o altri prestiti bancari, chiesti da privati o società, a cui si aggiungono rate per l’acquisto di automobili, elettrodomestici e altri oggetti, ma anche bollette. Nel 2019 valevano complessivamente 327 miliardi di euro. Lo dice Market Watch NPL 2020, l’ultimo rapporto sul tema, aggiornato ad aprile, di Banca Ifis, che si occupa di acquisizione di prestiti non performanti dal 2010: 136 miliardi registrati a bilancio dalle banche, 191 in mano a società che si occupano di gestirli o recuperarli. Rispetto al 2018 il loro valore complessivo è diminuito ma si stima che per via della pandemia da coronavirus (SARS-CoV-2) aumenterà sia nel 2020 che nel 2021.

Per tutte le persone con debiti difficili da ripagare e per le banche e le società finanziarie (come Findomestic, per fare un esempio) che li hanno concessi è un problema, ma per gli uni e per gli altri può essere in parte risolto grazie al mercato che si è sviluppato intorno ai prestiti non performanti. Le banche e le finanziarie infatti possono venderli ad altre società, che poi se ne occupano dando più tempo ai debitori di ripagare i propri debiti. Sono appunto le società che si occupano di recupero crediti, un’attività che nell’immaginario collettivo non ha una buona reputazione e viene accostata allo sceriffo di Nottingham o altri famosi esattori di tasse ingiuste, ma in realtà è molto importante.

Serve per il buon funzionamento delle banche e quindi anche per i risparmi che gestiscono, e soprattutto per i debitori, siano essi privati o imprese, per la possibilità di ritornare performing ovvero “in bonis” – due espressioni ben comprensibili del gergo del settore – e poter riaccedere al mondo del credito senza alcuna pendenza.

Per capire bene come e perché abbiamo parlato con Francesco De Marco, direttore generale di Ifis Npl Servicing, una società di Banca Ifis che si occupa appunto di recupero crediti. Ifis Npl Servicing è controllata da Ifis Npl Investing, dedicata invece all’attività di investimento sul mercato degli NPL, che è a sua volta controllata da Banca Ifis.

Il mercato dei prestiti non performanti
Le banche e le società finanziarie quando concedono un prestito fanno un investimento: si aspettano di guadagnare, a distanza di tempo, dagli interessi sul denaro prestato. È un tipo di investimento che come ogni altro ha un suo rischio: che chi ha chiesto il prestito non restituisca il dovuto. Quando succede, e diventa chiaro che solo con molto tempo o una causa in tribunale sarebbe possibile rientrare dell’investimento, si comincia a parlare di prestito non performante, o NPL, dall’acronimo in inglese.

Il problema di banche e finanziarie che si trovano ad avere a che fare con gli NPL non è solo riuscire a farsi restituire il dovuto, ma anche il fatto di avere dei buchi nel proprio bilancio. Infatti le regole italiane e europee sulle banche prevedono che la Vigilanza della Banca d’Italia controlli che banche e finanziarie non abbiano segni meno al bilancio che creino rischi di capitale.

– Leggi anche: Come si progetta un “audiobrand”

In questo contesto si inseriscono le società come Banca Ifis, che acquistano dalle banche i crediti deteriorati, liberando quindi i loro bilanci da questo “peso” – asset non performing, in gergo. Il prezzo di vendita di un credito deteriorato è ovviamente inferiore al suo valore nominale, cioè alla somma che le banche avrebbero ottenuto se i prestiti fossero stati restituiti in tempo e con gli interessi, ma agli istituti bancari conviene comunque venderli, per ragioni di bilancio, operative e regolamentari. A quel punto chi li ha comprati cerca di recuperarli, e in alcuni casi e per alcune tipologie di NPL può farlo anche con tempistiche di medio-lungo periodo, proponendo piani di rientro rateali sostenibili per i debitori, oppure un saldo iniziale scontato per chiudere subito la posizione. Per questo anche per chi deve saldare i prestiti, ripagarli può essere più semplice.

Le cose tuttavia non vanno sempre bene, anzi, vanno bene solo in una piccola parte dei casi. «A fine 2019 il sistema bancario contava ancora oltre 136 miliardi di debiti a bilancio, mentre nel mercato già in gestione, ma non ancora recuperati, si stimano 191 miliardi di euro di esposizioni deteriorate. E quest’anno la cifra è destinata ad aumentare», ha spiegato al Post De Marco di Ifis Npl Servicing. Il mercato intorno agli NPL però funziona, grazie a quelli che invece vengono restituiti, ed è in crescita.

Come si valuta un credito deteriorato
Esistono vari tipi di NPL. La prima grande distinzione che bisogna fare è quella tra i prestiti chiesti da persone singole per acquistare qualcosa e quelli invece chiesti dalle aziende per fare investimenti – dalla costruzione di un capannone, all’acquisto di un nuovo macchinario. Un’altra importante distinzione da fare è quella tra i crediti deteriorati secured, cioè legati a un immobile di proprietà del debitore, e quelli unsecured, cioè slegati da immobili e quindi con meno garanzie. Le diverse società che investono in NPL e in recupero crediti si specializzano per alcune di queste categorie.

Il gruppo Banca Ifis ad esempio è specializzato nel trattare il credito al consumo unsecured. Attualmente la società gestisce i prestiti non performanti contratti da circa un milione e 300mila persone e tra il 70 e l’80 per cento degli NPL a portafoglio di Banca Ifis sono di questo tipo e la società è leader nel mercato, di cui controlla più del 50 per cento. Sono crediti molto piccoli come importo, in media valgono 9mila euro nominalmente.

Banca Ifis, tramite le sue società, è nel mercato sia come investitore sia come gestore di NPL. Le società come Banca Ifis che comprano deteriorati decidono su quali investire attraverso processi di due diligence, cioè analizzando i dati relativi ai diversi crediti per valutarne la convenienza e i rischi. Volendo sintetizzare molto: per i crediti legati a un immobile si considera il valore di quell’immobile, mentre per gli NPL unsecured si considerano le caratteristiche del debitore, come l’età, il genere, il comune di residenza e lo stato di famiglia: grazie a banche dati sugli NPL gestiti in passato (quella di Banca Ifis è composta da quelli di più di 1,3 milioni di debitori) è possibile ottenere statistiche che aiutano a stimare il rischio connesso a ogni credito deteriorato, e dunque il suo valore.

Banche e finanziarie gestiscono tantissimi prestiti, quindi li vendono in pacchetti, che sono omogenei per tipologia di credito, per poi proporli alle società specializzate in quei tipi di NPL. Capita anche che vendano singoli crediti, ma solo nel caso di importi molto alti, solitamente quindi nel caso di prestiti chiesti da aziende.

– Leggi anche: Come aiutare le piccole e medie imprese a superare la pandemia

Come si recupera un credito
Il lavoro del recupero del credito, nonostante i pregiudizi e l’iconografia cinematografica, ha le sue regole e anche una deontologia. Quello che succede, nei fatti, non ha però nulla a che vedere con le drammatiche scene da film che potrebbero venire in mente.

Prima di tutto, una volta ottenuto in gestione un pacchetto di NPL, una società di recupero crediti va ad analizzarlo uno per uno, distinguendo i tipi di debitori secondo specifiche classi: una di queste, la più ovvia, riguarda la differenza tra nullatenenti e possessori di beni e/o reddito. Dopodiché, in tutti i casi e come prima cosa, la società manda una lettera al debitore, inconsapevole che il suo credito sia “passato di mano”, per informarlo di questo passaggio e dirgli che se vuole immediatamente saldare i conti (quello che in gergo tecnico si chiama “saldo e stralcio”) deve contattarla.

In seconda battuta, se non riceve risposta, la società chiama i debitori per sondare diverse opzioni di rientro. Tendenzialmente c’è tra chi vuole saldare il debito ma magari non sa come fare o non ne ha le possibilità, e chi si rifiuta o si dichiara non intenzionato a farlo. Nel secondo caso, il recupero prosegue secondo via legale, nel primo caso si definiscono di concordo piani di recupero con rate sostenibili. Queste possono anche avere la forma di un prestito di cessione del quinto dello stipendio, che porta all’estinzione immediata del debito.

Altrimenti si stabilisce un piano di rientro. Per quando riguarda gli NPL relativi ad acquisti a rate unsecured, Banca Ifis stima tempi di recupero del credito dai 5 ai 7 anni, in alcuni casi fino a 9. Il meccanismo di restituzione attraverso i piani di rientro concordati porta spesso lo stesso debitore a voler saldare in anticipo il debito. In alcuni casi, la regolarità dei pagamenti porta anche a possibili scontistiche sulle rate residue, perché l’obiettivo è comunque chiudere il debito, per entrambe le parti.

Ci sono poi i casi di debitori che proprio non possono ripagare un debito perché non ne hanno le risorse. In quel caso non c’è nulla che una società di recupero crediti possa fare, se non aspettare che in futuro la situazione economica del debitore cambi. Per questo – e dato che i debiti possono andare in prescrizione – gli uffici delle società di recupero crediti si occupano di ricordare, periodicamente, ai debitori l’esistenza del debito.

Con Banca Ifis i debitori che hanno la possibilità di restituire quanto devono possono farlo attraverso la piattaforma online PagoChiaro, una specie di servizio home banking, con carta di credito o di debito (cioè col “bancomat”). Nel portale è possibile rivedere tutti i documenti relativi al debito in questione e gli estratti conto, tenere sotto controllo i saldi e quindi a che punto si è con il pagamento del debito. La piattaforma è ancora in via di perfezionamento ma sono già 7mila le persone con login e profilo attivo.

Qualcosa in più su Banca Ifis
Banca Ifis è una banca italiana, fondata nel 1983 come società attiva nel settore della gestione dei crediti d’impresa e quotata alla Borsa di Milano dal 2003. Nel 2010 acquisì Toscana Finanza e da allora lavora nel mercato degli NPL; nel 2019 invece comprò FBS, una società di recupero crediti. Oggi investe in NPL con Ifis Npl Investing e li recupera con Ifis Npl Servicing, anche per conto terzi.

Al 30 giugno scorso, il gruppo Banca Ifis aveva nel suo bilancio 18,2 miliardi di euro di prestiti non performanti – considerando il valore nominale, cioè quello che avrebbero gli NPL se fossero tutti restituiti – e stava gestendo crediti deteriorati per un totale di 6,2 miliardi di euro per conto terzi. Il 30 settembre a Cernobbio, in provincia di Como, presenterà il suo ultimo rapporto sulle previsioni sul mercato degli NPL, il Market Watch NPL 2020, in occasione dell’NPL Meeting 2020, nona edizione del più importante evento italiano per il settore.