Il Parlamento ha approvato una legge che riconosce la cefalea cronica come malattia sociale

(FRANCO SILVI/ANSA)
(FRANCO SILVI/ANSA)

L’8 luglio il Senato ha approvato in via definitiva una legge che certifica la cefalea cronica come malattia sociale, ovvero come una malattia che a causa del considerevole numero dei soggetti colpiti ha una grave incidenza sulla società. La legge è stata approvata con 235 favorevoli, 2 contrari e nessuna astensione.

La legge si compone di un solo articolo che recita così: «La cefalea primaria cronica, accertata da almeno un anno nel paziente mediante diagnosi effettuata da uno specialista del settore presso un centro accreditato per la diagnosi e la cura delle cefalee che ne attesti l’effetto invalidante, è riconosciuta come malattia sociale […] nelle seguenti forme: a) emicrania cronica e ad alta frequenza; b) cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici; c) cefalea a grappolo cronica; d) emicrania parossistica cronica; e) cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione; f) emicrania continua».

La proposta di legge aveva come prima firmataria la deputata della Lega Arianna Lazzarini, segretario della Commissione Affari sociali della Camera, che ha commentato così l’approvazione: «Grande soddisfazione e un pizzico d’orgoglio per questa battaglia intrapresa nel 2011 da consigliere della Regione Veneto e ora vinta in Parlamento […] L’Italia diventa così il primo Paese in Europa ad adottare un provvedimento come questo. Un primo punto di partenza e di attenzione verso i circa sette milioni di italiani che ne soffrono, con una prevalenza netta di donne e nella fascia 20-50 anni».

Si è detta soddisfatta anche la deputata del PD Giuditta Pini, cofirmataria della legge: «Appena arrivata in Parlamento, nel 2013, depositai una legge per il riconoscimento della cefalea primaria cronica e per l’emicrania come malattia sociale. Una malattia molto diffusa, spesso mal diagnostica; una malattia invalidante, spesso curata in modo inappropriato, che colpisce soprattutto le donne che lavorano, spesso declassata ad un “banale mal di testa”. Non riuscii a farla approvare. Riprovai nel 2018, questa volta all’opposizione, e mi trovai insieme alla collega della Lega Lazzarini, all’epoca in maggioranza, a portare avanti questa battaglia. Ieri, finalmente, la legge è stata approvata in via definitiva».

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