La quarantena ha cambiato il nostro approccio al sesso?

Dipende: molti hanno parlato di un generale calo del desiderio, ma per Durex e una task force di esperti è un'ottima occasione per ricominciare meglio e più protetti

(Durex)
(Durex)

La sessualità è uno dei tanti aspetti della vita delle persone che a marzo e aprile sono stati stravolti dalle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria. È anche uno di quelli di cui si parla meno, un po’ perché è un argomento delicato e personale, un po’ perché si tende a trascurarlo quando di mezzo ci sono preoccupazioni considerate più urgenti come il lavoro, la famiglia e la salute. Quando se ne parla, però, si scoprono cose interessanti: una di queste, per esempio, è che l’attività sessuale in quarantena è diminuita non solo ― come ci si può immaginare ― per i single e per chi si è ritrovato lontano dal partner, ma anche per molte coppie conviventi.

Secondo i risultati di un’indagine condotta da Durex, uno dei più noti produttori e distributori di profilattici e prodotti per il benessere sessuale al mondo, su 500 italiani e italiane tra i 16 e i 55 anni, più dell’80 per cento ha provato un generale calo del desiderio sessuale durante la quarantena. È un fenomeno che è stato osservato anche da altri: già a marzo, sul New York Times, la ginecologa e divulgatrice Jen Gunter aveva parlato di come lo stress provocato dalla pandemia possa avere effetti negativi sulla libido. Tra le cause del calo del desiderio, Durex ha individuato la paura del contagio e l’ansia legata alle pratiche igieniche e di distanziamento imposte per limitare la diffusione del coronavirus: è comprensibile, insomma, che dopo una giornata passata a lavarci le mani e a fare attenzione a ogni cosa che tocchiamo, anche il contatto fisico col partner possa perdere parte della sua attrattiva.

Single e partner lontani
Prima della quarantena, circa un terzo dei single intervistati da Durex aveva rapporti occasionali: di questi solo il 3 per cento ha ammesso di aver avuto qualche appuntamento nonostante le restrizioni, mentre tutti gli altri hanno detto di aver sospeso gli incontri intimi. La maggior parte di quelli che prima usavano le app di incontri ha smesso di usarle: la percentuale è passata dal 21 al 6. L’indagine di Durex, però, dice che tra i single, prima della quarantena, circa il 60 per cento degli intervistati praticava l’autoerotismo, e il 37 per cento guardava video pornografici; due percentuali rimaste praticamente invariate anche durante la quarantena.

Le persone che facevano parte di una coppia ma hanno passato la quarantena separate dai loro partner hanno avuto un’esperienza simile a quella vissuta dai single: quasi tutti hanno detto di aver rinunciato completamente all’attività sessuale di coppia, per forza di cose. Sono addirittura calate leggermente attività come la masturbazione (38 per cento prima, 36 per cento durante la quarantena) o la visione di materiale pornografico (30 per cento prima, 27 per cento durante la quarantena). Diversamente da quello che ci si sarebbe potuti aspettare, inoltre, non sono aumentate nemmeno le attività sessuali a distanza, come il sesso virtuale in webcam: solo le coppie che praticavano il sesso virtuale già prima (13 per cento) hanno continuato a farlo anche in quarantena.

Non sappiamo se chi si è dedicato all’autoerotismo l’abbia fatto in modo diverso dal solito e abbia in qualche modo cambiato le proprie abitudini: sappiamo però che negli ultimi mesi le vendite dei negozi online di sex toys sono raddoppiate, il che fa pensare che l’isolamento abbia spinto molte persone a sperimentare nuovi metodi e prodotti per il piacere.

Calo del desiderio
Secondo l’indagine di Durex, l’attività sessuale è diminuita anche per il 65 per cento delle persone che durante la quarantena hanno convissuto col partner. In questi casi il motivo non è la lontananza bensì, per la maggior parte (62 per cento), un generale calo di desiderio.
Ansia, paura del contagio, presenza di bambini in casa e obbligo di distanziamento fisico sono tutte cose che hanno contribuito a far calare la voglia di fare sesso col partner. Dall’indagine di Durex è emerso anche che la percentuale di conviventi soddisfatti della propria attività sessuale è diminuita notevolmente. Se prima della quarantena il 73 per cento dei conviventi si dichiarava soddisfatto della propria attività sessuale, la percentuale è scesa a 58 durante la quarantena.

«L’isolamento sociale ha generato degli effetti psicosessuali a breve e a lungo termine», ha spiegato Sonia De Balzo, sessuologa specialista in psicologia clinica e dello sviluppo dell’Ospedale D. Cotugno di Napoli, «sono aumentatati i sentimenti di ansia, ossessività, compulsività per il contagio ed effetti simil depressivi, e si sono drasticamente ridotte le pratiche sessuali ― compreso il petting ― con i partner occasionali, ma anche con il partner stabile».

Ripartire da “quasi zero”
Ora che con la “fase due” le cose stanno lentamente tornando alla “normalità”, Durex ha inaugurato il progetto di sensibilizzazione “Safe is the new normal”. L’obiettivo è proprio quello di non tornare alla normalità precedente alla quarantena, almeno per quanto riguarda la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. In generale, infatti, la maggior parte delle persone ― soprattutto giovani ― non conosce i rischi che corre in quest’ambito della salute e considera le complicazioni legate a queste malattie lontane dalla propria esperienza. Le informazioni sulle modalità di trasmissione e su quali comportamenti adottare per fare sesso in modo sicuro sono spesso poche e poco diffuse, in parte per colpa dei tabù che ci sono ancora sull’argomento. In questo senso, le cose che la pandemia ci ha insegnato sull’igiene e i comportamenti sicuri possono aiutare a cambiare anche il nostro approccio al sesso protetto.

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Secondo Bruno Marchini, presidente di Anlaids Onlus, un’associazione italiana nata nel 1985 per fermare la diffusione dell’HIV e dell’AIDS, «in un momento così critico come quello che stiamo vivendo, forse ricordare che è necessario proteggersi anche dall’HIV e dalle malattie sessualmente trasmissibili può risultare un messaggio non gradito, perché aumenta la paura e l’insicurezza già dominanti. Proviamo però a cogliere anche l’opportunità di una maggiore attenzione generale: il lockdown e la conseguente diminuzione dell’attività sessuale possono anche essere un’occasione per effettuare uno screening su HIV e malattie sessualmente trasmissibili e ripartire da “quasi zero” con le giuste protezioni».

Proprio in collaborazione con Anlaids, Durex sta lavorando alla formazione di una task force di esperti che porranno le basi per questa “nuova normalità” in fatto di abitudini sessuali. La task force sarà costituita dall’infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano Massimo Galli, considerato uno dei principali punti di riferimento della comunità scientifica per il suo impegno nella ricerca sull’HIV e oggi anche sul coronavirus, da Sonia De Balzo, sessuologa specialista in psicologia clinica e dello sviluppo dell’Ospedale D. Cotugno di Napoli, da Alberto Venturini, psicoterapeuta cognitivo comportamentale presso la Struttura Complessa Malattie infettive Ospedale Galliera di Genova e da Alessandra Scarabello, dermatologa presso l’INMI L. Spallanzani di Roma.