Massimo Galli e la gestione del coronavirus totalmente affidata ai cittadini

«Io lo dico da tempo: avrei preferito più test e meno plexiglass, più test e meno mascherine»

Corso Vittorio Emanuele durante la fase 2 dell'emergenza coronavirus a Milano, 30 maggio 2020
(ANSA/Mourad Balti Touati)
Corso Vittorio Emanuele durante la fase 2 dell'emergenza coronavirus a Milano, 30 maggio 2020 (ANSA/Mourad Balti Touati)

Su Repubblica di oggi c’è un’intervista al virologo Massimo Galli, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, che durante la crisi è stato sia uno degli esperti più ascoltati che uno dei critici più duri del sistema sanitario italiano, in cui ogni regione è libera di fare per sé e troppo concentrata su ospedali e poli di eccellenza ma poco presente sul territorio.

Sull’uso delle mascherine, per esempio, Galli ha detto a Repubblica:

«Mi sembra che finora l’utilizzo delle mascherine sia stato abbastanza casuale, non rispettato in maniera costante da parte di tutti. Sospenderne adesso l’uso è prematuro, è un segnale sbagliato, si mette il carro davanti ai buoi: il virus è ancora tra noi».

Rispondendo poi a una domanda sul tracciamento e se si stia ora sottovalutando la situazione, Galli ha aggiunto:

«Io lo dico da tempo: avrei preferito più test e meno plexiglass, più test e meno mascherine. Il peso della prevenzione è tutto sulle spalle dei cittadini. Si potrebbe fare a meno della mascherina se fosse garantito il tracciamento. Invece: a che punto siamo nel ripristino della medicina territoriale? Chi lavora al coordinamento dei medici di base? Sono questioni fondamentali per affrontare un malaugurato ritorno dell’epidemia».

Infine, Galli ha concluso:

«Non possiamo escludere una nuova ondata dall’autunno, e questo mi pare in contraddizione con la scelta della Lombardia di togliere l’obbligo all’uso della mascherina. Mi auguro che il virus sparisca, come è successo per la Sars, ma faccio fatica a crederlo».