Una canzone dei Marillion

Quell'amore più importante di tutti che non è il primo ma l'ultimo, come ha scritto qualcuno

(Chorus)
(Chorus)

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Waiting to happen
Tra i miei amici, al liceo, c’era un esteso e trasversale culto dei Genesis, che fossero prima o dopo Peter Gabriel (che se n’era andato quando avevo dieci anni). I cultori si divisero invece quando alcuni di loro cominciarono a proporre l’ascolto dei Marillion, band di rock progressive apparsa fuori tempo massimo all’inizio degli anni Ottanta, quando la musica se ne era già andata da molte altre parti. La musica dei Marillion, la loro estetica, pure certi modi di cantare, sembravano smaccatamente ispirarsi ai Genesis di oltre un decennio prima e questo portò appunto la maggioranza dei suddetti cultori a ritenerli degli imbarazzanti imitatori, e una minoranza ad accoglierli invece come un confortevole ripiego.

Io mi collocai nel mezzo, senza appassionarmi molto, ma affezionandomi ad alcune canzoni. Gli ultimi tre minuti di questa (non è colpa mia se facevano canzoni in cui c’erano tre canzoni diverse dentro), per esempio, e la ripetizione meravigliosa di “can you still say you love me”. Poi, malgrado la loro proverbiale uncoolness, i Marillion fecero il botto mondiale con quel disco in cui c’erano Kayleigh e Lavender, nel 1985 (e anche un tentativo riuscito a metà di imitazione di Follow you follow me dei Genesis) e fecero diventare famoso quello strano omaccione del loro leader scozzese, che si faceva chiamare Fish.
Il quale però, dopo un altro disco – meno bello – si stancò del loro manager e dello stare troppo in tour e se ne andò. Fece diverse cose da solo, non degne di gran nota, ma con un seguito fedele di estimatori.

I Marillion lo sostituirono con Steve Hogarth, cantante e musicista che è tuttora con loro: hanno fatto molti dischi, e anche loro hanno un pubblico devoto senza aver più fatto cose speciali. E però.
E però sparse qua e là nei loro dischi dopo Fish ci sono ogni tanto cosette di gran bellezza. Una è Waiting to happen, e soprattutto la prima parte della canzone, quella quieta, notturna, prima che lui si metta a urlare. Era in un disco del 1991 più pop e non amatissimo dai fan, e comincia bellissima, accogliente, dolce, con una chitarra metallica e due versi perfetti.
I lie awake at night
Listening to you sleeping
I hear the darkness breathe
And the rain against the window

È una canzone d’amore, di quell’amore più importante di tutti che non è il primo ma l’ultimo, come ha scritto qualcuno. Quello che arriva dopo tutto. Qui la fanno dal vivo con un gran singalong del pubblico.
Anche come dice “and after all this time” è una bellezza (e sotto comincia quel giro).
And after all this time
Cynical and jaded
All the stones are diamonds
All the blues are faded

Il refrain non è all’altezza del resto, sono d’accordo, ma ci sta: se a quest’ora tollerate un po’ di baccano. Oppure tornate indietro.
I lie awake at night
Listening to you sleeping

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