Quattro primi ministri europei hanno scritto una lettera aperta sul Financial Times contro l’espansione del budget dell’Unione Europea

(Sean Gallup/Getty Images)
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Quattro primi ministri europei hanno scritto una lettera aperta sul Financial Times contro l’espansione del budget pluriennale dell’Unione Europea, che sarà discusso e approvato nei prossimi mesi. Sebastian Kurz (Austria), Mark Rutte (Paesi Bassi), Mette Frederiksen (Danimarca) e Stefan Lofven (Svezia) hanno argomentato che «per proteggere i singoli stati dal contribuire in maniera eccessiva agli oneri di bilancio» dopo l’uscita del Regno Unito, il prossimo bilancio pluriennale che durerà dal 2021 al 2027 dovrà richiedere un contribuito limitato all’1 per cento del PIL dell’Unione, una cifra inferiore alle proposte che stanno circolando in queste settimane (qualche giorno fa il Consiglio Europeo aveva proposto un compromesso all’1,07 per cento).

Da tempo i quattro paesi dei primi ministri firmatari si stanno battendo per contenere i costi dell’Unione Europea, sia per una impostazione tipicamente liberale dei loro apparati, sia per una logica di consenso interno (in tutti e quattro paesi esistono influenti partiti e tensioni euroscettiche).

La proposta dei quattro paesi prevede comunque un aumento della spesa per quanto riguarda alcuni temi specifici come «lo sviluppo di una economia innovativa e competitiva, la lotta al cambiamento climatico, la gestione dell’immigrazione e della sicurezza», mentre significativi tagli alle «politiche di lungo corso», cioè molto probabilmente i ricchi sussidi all’agricoltura e i fondi di coesione, che vengono storicamente assegnati un po’ a pioggia nelle regioni europee più povere.

Per giovedì 20 febbraio è previsto un Consiglio Europeo, cioè l’istituzione formata dai capi di stato e di governo dell’Unione, in cui si cercherà di trovare una bozza di accordo sul budget pluriennale, da sottoporre poi al Parlamento e alla Commissione Europea.