I documentari candidati agli Oscar

Di cosa parlano e dove si possono vedere, da Netflix a YouTube

(“Honeyland”)
(“Honeyland”)

Ieri sono state annunciate tutte le nomination agli Oscar 2020, e tra queste quelle per i documentari: sia i lungometraggi sia i cortometraggi. Sono spesso tra i titoli meno conosciuti tra quelli che passano per la cerimonia più seguita del cinema mondiale, ma nascondono delle sorprese notevoli: quest’anno ce n’è uno prodotto da Barack e Michelle Obama, per esempio, oppure uno sulla storia di un’apicoltrice della Macedonia del Nord rurale di cui si parla benissimo. Alcuni si possono vedere su Netflix, come il brasiliano The Edge of Democracy, celebratissimo dalla critica, mentre altri sono disponibili addirittura su YouTube. Sono questi dieci.

Migliori documentari

Made in USA – Una fabbrica in Ohio
Nella versione originale si chiama American Factory, ed è stato realizzato dalla casa di produzione di Barack e Michelle Obama: racconta cosa succede quando una società cinese rileva una fabbrica di parabrezza per auto in Ohio, con tutte le conseguenze sui dipendenti americani e su quelli cinesi arrivati apposta per lavorarci, soffermandosi in particolare sul grosso scontro culturale che si innesca. Si può vedere su Netflix.

The Cave
L’ha realizzato Feras Fayyad, regista siriano che aveva già ricevuto una nomination per Last Men in Aleppo: ha raccontato un’altra storia ambientata in Siria, quella di Amani Ballor, medica di un ospedale sotterraneo di Ghouta, dove vengono curati i bambini feriti dai bombardamenti della guerra civile. È uscito in qualche cinema italiano a novembre, al momento non ha ancora una distribuzione in home video.

The Edge of Democracy
È un documentario della regista brasiliana Petra Costa, che ha raccontato l’ascesa e la caduta dell’ex presidente Inácio Lula, dal suo primo mandato ai successi della sua amministrazione nel tirare fuori dalla povertà milioni di brasiliani, dall’elezione di Dilma Rousseff fino agli scandali che portarono all’incarcerazione di Lula e all’elezione di Jair Bolsonaro. La storia però è raccontata con una forte enfasi sulla storia personale di Costa e della sua famiglia. È piaciuto tantissimo alla critica internazionale, che ne ha celebrato la profondità e il ritmo coinvolgente. C’è su Netflix.

For Sama
Un altro documentario sulla Siria, che narra la guerra civile attraverso il racconto di una madre, la regista e giornalista Waad al-Kateab, alla figlia Sama. È già stato premiato a Cannes, ai British Independent Film Awards e agli EFA – European Film Awards. Deve uscire a febbraio nei cinema italiani.

Honeyland
È stato premiatissimo al Sundance dell’anno scorso: l’hanno girato Tamara Kotevska e Ljubomir Stefanov e racconta la vita di un’apicoltrice di montagna macedone. Non è disponibile in streaming, per ora.

Migliori cortometraggi documentari

In the Absence
Racconta il disastro al traghetto Sewol, affondato nell’aprile del 2014 nelle acque della Corea del Sud. Il regista si chiama Seung-Jun Yi e dura 29 minuti. Si può vedere su YouTube.

Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl)
Racconta esattamente quello che dice il titolo: un’organizzazione non profit che insegna alle bambine di Kabul, Afghanistan, a leggere, scrivere e ad andare in skateboard. Ha vinto il premio della giuria al Tribeca Film Festival del 2019. La regista si chiama Carol Dysinger, e per ora non si può vedere in streaming.

Life Overtakes Me
È svedese e racconta dei bambini rifugiati che sviluppano la sindrome da rassegnazione, una malattia ancora misteriosa che porta a uno stato comatoso come conseguenza dei traumi legati al viaggio fatto per raggiungere l’Europa dai propri paesi di origine. C’è su Netflix.

St. Louis Superman
Racconta la storia di Bruce Franks Jr., attivista afroamericano che dopo i disordini di Ferguson, seguiti all’omicidio di Michael Brown, si fa eleggere nella Camera dei Rappresentanti del Missouri, uno stato fortemente Repubblicano. L’ha prodotto MTV Documentary, e per ora non è disponibile in Italia.

Walk Run Cha-Cha
Racconta la storia di una coppia di vietnamiti «che hanno perduto la loro giovinezza come conseguenza della guerra in Vietnam», e che a 40 anni di distanza rielaborano il trauma della guerra e ristabiliscono un legame attraverso il ballo. Anche questo per ora non c’è in Italia.