Un miliziano fedele a Seraj a Tripoli (Amru Salahuddien/picture-alliance/dpa/AP Images)

In Libia c’è l’accordo per una tregua

Le due fazioni che si stanno combattendo hanno accettato il cessate il fuoco proposto da Russia e Turchia, che però potrebbe non durare

Sabato il maresciallo libico Khalifa Haftar, che controlla l’est e un pezzo di sud della Libia, ha annunciato di accettare la tregua proposta giorni fa dai governi di Russia e Turchia per evitare un ulteriore peggioramento delle violenze nella guerra che si sta combattendo nel paese. La tregua – già accettata in precedenza dal governo guidato dal primo ministro Fayez al Serraj, avversario di Haftar, e confermata questa mattina – è entrata in vigore alle 00.01 di domenica.

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Inizialmente Haftar aveva rifiutato la proposta di un cessate il fuoco, nonostante fosse stata avanzata anche dalla Russia, importante alleato del maresciallo nella sua guerra contro Serraj. Sabato Ahmed Mismari, portavoce dell’Esercito nazionale libico, cioè l’insieme delle milizie che appoggiano Haftar, ha comunque detto che qualsiasi violazione della tregua da parte delle milizie di Serraj «incontrerà una risposta molto dura».

La situazione in Libia si era aggravata negli ultimi giorni per l’intensificarsi delle violenze a Tripoli, la capitale controllata da Serraj e assediata dalle forze di Haftar, e per la conquista della città di Sirte, costiera e strategica, da parte delle milizie fedeli ad Haftar. Inoltre la Turchia aveva annunciato l’invio di propri militari per aiutare il governo di Serraj e controbilanciare la presenza di mercenari russi e l’uso di droni emiratini da parte delle forze di Haftar, rendendo la guerra libica sempre più una guerra di altri.

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Secondo Reuters, qualsiasi cessate il fuoco sarà probabilmente difficile da sostenere dopo la recente escalation dei combattimenti attorno a Tripoli e a Sirte, e data la natura frammentaria delle alleanze militari in Libia.

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