Il 2020 visto dal passato

Come esperti, studiosi, scrittori e registi avevano immaginato l'anno che è appena cominciato

di Gabriele Gargantini

(Kevin Frayer/Getty Images)
(Kevin Frayer/Getty Images)

Nel 2020 l’umanità arriverà su Marte. Sarà un evento straordinario sotto ogni parametro possibile, cinquant’anni appena dopo che un uomo mise piede sulla Luna. I quattro astronauti della missione trasmetteranno le immagini dell’impresa agli 11 miliardi di esseri umani della Terra. La missione sarà frutto di una collaborazione tra praticamente ogni paese del pianeta, l’apice di oltre un decennio di sforzi mirati a un solo obiettivo.

The Long Boom, nel 1997

Nel 2020 diventeranno tutti grassi e pigri. Perché faranno tutto i computer e i robot.

Un ragazzo di 14 anni, nel 1984

Le previsioni del futuro sono sempre complicate, perché bisogna evitare il rischio di viaggiare troppo con la fantasia e abusare di ottimismo o, al contrario, vedere tutto nero e non riuscire a pensare fuori dagli schemi del proprio tempo. Negli ultimi anni è capitato spesso che qualcuno abbia provato a immaginare il 2020, a volte prendendoci almeno un po’ e altre volte proprio per niente. C’è anche chi, dal passato, previde che nel 2020 prevedere il futuro sarebbe stato facilissimo, grazie a tutte le informazioni a nostra disposizione.

Tra quelli che proprio non ci presero c’è il premio Nobel Glenn T. Seaborg, che nel 1967 predisse che entro il 2020 avremmo avuto scimmie superintelligenti come autisti delle nostre automobili. Non è la previsione più stramba, perché ci fu anche chi scrisse – come ricorda un articolo di Best Life – che entro il 2020 le dita dei piedi degli umani si sarebbero ridotte di dimensione, che più o meno ogni famiglia benestante avrebbe avuto un elicottero, che lettere come C, X e Q non sarebbero più state usate in quanto superflue, o che avremmo semplicemente pulito gli interni delle nostre case con qualcosa di simile alle canne dell’acqua (visto che tutto sarebbe stato fatto di materiali sintetici e impermeabili). Thomas Edison, invece, aveva previsto nel 1911 che più o meno un secolo dopo quasi tutto sarebbe stato fatto di acciaio. Vent’anni più tardi, Nikola Tesla scrisse invece che entro il 2020 avremmo smesso di usare tè, caffè e tabacco.

Il futurologo Arthur C. Clarke, che fece un ottimo lavoro collaborando con Stanley Kubrick per 2001: Odissea nello spazio, immaginò case in grado di volare. E c’è chi nel 1979 immaginò che nel 2020 avremmo avuto, non lontano dalle nostre città, delle superfattorie. Ma ci fu anche chi, giusto qualche anno fa, scrisse che non avremmo vissuto nelle città, «preferendo invece cittadine più piccole e smart» (sta accadendo il contrario, e ogni anno sempre più persone si trasferiscono nelle città). Le previsioni per il 2020 dedicate alle automobili (una categoria di previsioni sempre molto ricca) parlano di mezzi ibridi e in molti casi a idrogeno e di auto a guida autonoma già molto diffuse.

Per quanto riguarda i nostri vestiti, nel 1939 il product designer Gilbert Rhode scrisse su British Vogue un articolo che parlava della sparizione di bottoni, tasche, colletti e cravatte, di cappelli dotati di antenne e di calze usa e getta. Si trovano anche alcune previsioni secondo cui la dieta degli uomini e delle donne del futuro sarebbe stata, sempre entro il 2020, completamente vegetariana, e altre ancora secondo le quali mangiare sarebbe stato addirittura superfluo: nel 2005 lo scienziato Ray Kurzweil presagì infatti l’arrivo di “nanobot” in grado di entrare nel flusso sanguigno per “nutrire” le cellule.

Un libro del 1979 si immaginò che nel 2020 le Olimpiadi si sarebbero svolte sulla Luna in uno stadio con vista sulla Terra: tra le altre cose, con notevolissimi risultati nella gara di salto in alto.

In Shift 2020, un libro del 2014, si trovano invece congetture di vario tipo formulate da diversi esperti che immaginarono come sarebbe stato il mondo da lì a sei anni, in particolare dal punto di vista tecnologico. Ci fu chi parlò di una reazione contro i social media (ed effettivamente…), dell’ascesa delle criptovalute (ed effettivamente…), di valute gestite dalle amministrazioni cittadine, e anche di imponenti archivi di dati in certi casi gestiti dalle mafie e di programmi di vario tipo per incentivare le persone a ridurre la quantità di dati che accumulano e archiviano, con un conseguente impatto ambientale (dovuto al funzionamento dei server che permettono di archiviare quei dati).

Su Internet – a cui, secondo lo scrittore di fantascienza Geoff Ryman i nostri cervelli sarebbero stati costantemente collegati entro il 2020 – si trovano anche previsioni sulla sparizione dei giornali di carta, sull’affermarsi di settimane lavorative di 26 o addirittura 16 ore e, secondo alcune fonti messe insieme da Mashable nel 2012, su un rilevante miglioramento della qualità delle chiamate vocali, sulla comparsa dei «gioielli digitali» (che secondo Ian Pearson avrebbero sostituito gli smartphone) o su un flop dei servizi di e-commerce.

Chi dal passato guardava al 2020 non poteva non pensare ai robot. In Shift 2020,  Ariane Van de Ven parlò di «sempre più robot usati come compagni, assistenti, amici e persino per supporto psicologico». Le persone, scrisse Van de Ven, «potranno comprare i loro robot da venditori come Amazon, personalizzandoli in base alle loro esigenze». Per il film Pacific Rim, uscito nel 2013 e ambientato nel 2020, Guillermo del Toro si immaginò immensi robot in grado di combattere contro immensi e temibilissimi mostri marini.

Huawei, la società cinese di telecomunicazioni, il 2020 se l’immaginò così:

Tra le tante previsioni se ne trovano anche di geopolitiche. Alcune si basano su semplici proiezioni di dati, come quelle che parlano della Cina come della maggiore economia mondiale del 2020 (non è ancora successo, e non siamo nemmeno particolarmente vicini). Altre sono state smentite dalla storia, per fortuna, come quella fatta nel 1982 nel libro Omni Future Almanac secondo cui entro il 2020 numerosi paesi, tra cui l’Iran, il Venezuela, l’Angola e l’Italia, si sarebbero dotati di armi nucleari (ma è vero che l’Iran ci sta lavorando). Più o meno nello stesso contesto c’è il libro The 2020 Commission Report on the North Korean Nuclear Attacks Against the United States, che nel 2018 immaginò un attacco nucleare nordcoreano ai danni degli Stati Uniti. Il romanzo In Perfect Dark è ambientato invece in un 2020 in cui le più grandi aziende tecnologiche sono dotate di eserciti e sono in guerra tra loro.

Nel 2020 immaginato dal film A quiet place arrivano gli alieni, che non ci vedono ma ci sentono benissimo; Il regno del fuoco immaginò invece un’umanità quasi scomparsa dopo il ritorno dei draghi e le bombe atomiche usate per provare, senza successo, a sconfiggerli; in Mission to Mars, film del 2000 di Brian De Palma, il 2020 è l’anno in cui la missione Mars I arriva appunto su Marte. Anche Kim Stanley Robinson, autore negli anni Novanta della trilogia di Marte, si immaginò che il primo uomo (nel suo caso lo statunitense John Boone) ci avrebbe messo piede proprio nel 2020.

È ambientato nel 2020 anche il romanzo Software, che immagina una Luna perlopiù abitata da androidi, non particolarmente ben visti sulla Terra. Voyage to the Prehistoric Planet, film degli anni Sessanta, era ambientato in un 2020 in cui a essere colonizzato era addirittura Venere, tra l’altro tutt’altro che disabitato.

A proposito di Spazio, The Long Boom – citato all’inizio di questo articolo – è un lungo articolo pubblicato a fine anni Novanta su Wired e poi diventato un libro. Anche in quel caso gli autori – Peter Leyden e Peter Schwartz, a cui si aggiunse Joel Hyatt per il libro – presagirono l’arrivo su Marte nel 2020, mentre sulla Terra l’umanità se la passa piuttosto bene, avendo saputo gestire il problema dell’inquinamento e della sovrappopolazione. Gli autori scrissero, parlando di quel 2020: «L’umanità sta creando una nuova civiltà, una civiltà globale, diversa da tutte quelle che l’hanno preceduta […] In poche parole, la formula fondamentale per il futuro è: Aperto, bene; chiuso male. Tatuatevelo in fronte. Applicatelo agli standard tecnologici, alle strategie di business, agli approcci all’esistenza, agli individui, alle nazioni e alla comunità globale».

L’altra previsione all’inizio di questo articolo era invece del quattordicenne Kim Vonlloklt, intervistato a riguardo nel 1984 insieme ad altri ragazzi e ragazze più o meno della stessa età, in un articolo in seguito ripreso da Gizmodo. Qualcuno anticipò la presenza di microchip sottopelle, di telecamere di sorveglianza a ogni angolo, di «robot usati per cucinare la cena, fare i letti, pulire i denti, vestirsi e pettinarsi» e di umani schiavi dei robot, che secondo la giovane Tracy avrebbero ucciso gli umani che non obbedivano loro.