Una canzone dei Tindersticks

La cosa giusta per fissare un po' il soffitto prima di andare a dormire

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No treasure but hope
I Tindersticks sono in giro da quasi trent’anni e non hanno mai avuto quel momento che capita a certe band alternative di farsi conoscere dal mondo con una canzone o due, magari perché era in un film (è successo, ma senza particolari ricadute), magari perché l’hanno passata in radio per qualche tempo. Si sono creati il proprio discreto seguito e una cospicua ammirazione, e lì sono rimasti. Su Playlist li avevo spiegati così:
Molte bands somigliano ad altre bands. I Tindersticks no. Sono di Nottingham, inclinano verso cose soul o verso cose jazzate e hanno testi di amori torbidi e tormenti psicologici: ma soprattutto hanno la voce baritonale di Stuart Staples e arrangiamenti altrettanto teatrali, con spiegamento di archi e strumentazioni complesse e notturne. Poi, come tutte le cose che suonano in modo particolare, finiscono per assomigliare un po’ a se stessi.
A me sono sempre piaciuti molto, da quando fecero quel primo disco con la stupenda copertina rossa (ma le loro copertine sono sempre belle). Ora ne è appena uscito uno nuovo, e l’ultima canzone si chiama come il disco, No treasure but hope. Parla di speranza con toni disperati, dice di ascoltare il sole che brucia i nostri pratini. È meno ricca di altre cose loro, anzi in effetti è proprio semplice: un pianoforte e lui che canta, anzi che quasi parla. Però la sua voce è sempre speciale e rende speciale anche questa, che suona proprio come la cosa giusta per fissare un po’ il soffitto prima di andare a dormire, di venerdì.