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La terra di sotto
Un campo di Carpiano, a sud di Milano, a ridosso del confine della provincia di Pavia, dove sono stati trovati livelli di metalli pesanti e diossine molto al di sopra dei livelli consentiti.
Un campo di Carpiano, a sud di Milano, a ridosso del confine della provincia di Pavia, dove sono stati trovati livelli di metalli pesanti e diossine molto al di sopra dei livelli consentiti.
Per anni l'ex cava Vallosa di Passirano, in provincia di Brescia, è stata usata come discarica per interrare rifiuti di qualunque tipo, compresi scarti della produzione di Policlorobifenili (PCB) della Caffaro, una nota azienda di Brescia con stabilimenti in centro città. In Italia la produzione di PCB fu vietata a partire dal 1983, quando già da diversi anni era chiara la pericolosità per l'ambiente e le persone degli scarti derivanti dai suoi processi produttivi. Della cava di Vallosa – un Sito di interesse nazionale (SIN) – si parla da anni, per l'incapacità di chi se ne è occupato di risolvere i grossi problemi di contaminazione che ha provocato. Nella foto si vedono i piezometri, strumenti installati intorno alla discarica per misurare il livello della falda acquifera.
Un capannone abbandonato a Cassano d'Adda, in provincia di Milano, dove nel dicembre 2018 fu trovata una discarica abusiva dove erano depositati anche rifiuti pericolosi. Il proprietario del terreno aveva ottenuto un permesso per usarlo per la produzione di miele.
La torre piezometrica della Galvanica Pm di Cittadella (già Tricom), in provincia di Padova, dove tra il 1974 e il 2003 fu attivo un laboratorio galvanico per la cromatura del metallo. Gli sversamenti dei residui industriali nelle acque di una roggia provocarono uno dei più gravi casi di inquinamento da cromo esavalente in Europa.
La discarica di Gerenzano, in provincia di Varese, attiva tra gli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta e dove per anni furono smaltiti anche rifiuti speciali. La discarica fu poi chiusa e coperta ma è considerata molto rischiosa: in parte perché progettata con criteri ormai superati e in parte perché non si sa cosa ci sia negli strati più profondi di rifiuti, i primi ad essere stati conferiti. Ciclicamente si parla della discarica per il rischio che i rifiuti e il percolato entrino a contatto con la falda acquifera, inquinandola.
Il polo chimico di Mantova, collegato con quello di Marghera per l'approvvigionamento di materie prime, è da tempo al centro di grosse discussioni per l'inquinamento generato da anni di produzione petrolchimica. Sono stati riscontrati livelli di elevata contaminazione da idrocarburi leggeri e pesanti nel suolo, nel sottosuolo, nella falda e nei sedimenti sul fondo dei canali della zona, adiacente al fiume Mincio e ai laghi di Mantova, per la cui protezione è stata costruita una barriera per contenere l'inquinamento della falda.
Un incendio nella discarica di Mariano Comense, in provincia di Como: uno dei molti capitati negli ultimi anni.
Le torce della Versalis (Eni) a Marghera, nel grande polo petrolchimico della laguna di Venezia. Le torce si azionano come sistema di sicurezza quando gli impianti vanno in blocco per errori nella produzione o altri problemi. Il polo petrolchimico di Marghera, uno dei più importanti d'Italia, ha provocato gravissimi danni ambientali all'ecosistema della laguna di Venezia.
Gli stabilimenti della Nuova Esa di Marcon, in provincia di Venezia, dove per anni furono trattati rifiuti pericolosi provenienti da tutta Italia e dove solo negli ultimi mesi è cominciata la bonifica di quelli rimasti dopo la fine delle attività, nel 2014. L'attività della Nuova Esa finì per un'indagine sullo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi che portò poi alla condanna di 13 persone.
Via Quarenghi a Milano, dove durante i lavori per le vie d'acqua parte del progetto di EXPO 2015 furono trovati i resti di una discarica abusiva dove prima c'era stata una cava.
Una discarica della Valseco a Montichiari, in provincia di Brescia: nel comune vivono 23.000 persone e ci sono 21 siti di smaltimento di rifiuti. È una storia di cui si è parlato spesso, che racconta i grossi e attuali problemi di smaltimento di rifiuti in una zona altamente industrializzata come quella tra Milano, Brescia e Bergamo.
Via Selvanesco, Milano, dove per anni in una sorta di baraccopoli furono smontate automobili e furgoni rubati o da rottamare e dove i rifiuti di queste lavorazioni illegali venivano abbandonati nei campi e tra le baracche. È una delle prime foto del progetto La terra di sotto.
Case intorno agli ex stabilimenti C&C di Permunia. Lo stabilimento della ex C&C, in provincia di Padova, è sotto sequestro dal 2005 ed è in mezzo a una complicata vicenda giudiziaria che ha ritardato anche le opere di bonifica necessarie per eliminare i cumuli di rifiuti tossici ancora stoccati nei suoi capannoni. La C&C avrebbe dovuto produrre conglomerati cementizi a partire da rifiuti non pericolosi ma si scoprì poi che nei suoi stabilimenti venivano trattati rifiuti pericolosi e nocivi per le persone. Furono gli abitanti delle zone intorno agli stabilimenti a segnalare i primi problemi quando cominciarono ad osservare l'uscita di strani fumi colorati dalla C&C e quando cominciarono a soffrire di arrossamenti della pelle e problemi respiratori.
Parte dello stabilimento ex Sisas di Pioltello, poco fuori Milano, nel "polo chimico Pioltello-Rodano" dove per anni furono smaltiti rifiuti in due discariche abusive, provocando enormi danni ambientali. Dopo anni di discussioni, dovrebbe a breve partire la bonifica definitiva della zona.