Il cuore di una balenottera azzurra arriva a battere due sole volte al minuto

L'ha scoperto un gruppo di ricercatori, che è riuscito a fare un elettrocardiogramma all'animale più grande del pianeta

Un cuore di balenottera azzurra, sottoposto a plastinazione per conservare i suoi tessuti, viene preparato per un'esposizione (Bernd Settnik/picture-alliance/dpa/AP Images)
Un cuore di balenottera azzurra, sottoposto a plastinazione per conservare i suoi tessuti, viene preparato per un'esposizione (Bernd Settnik/picture-alliance/dpa/AP Images)

Le balenottere azzurre (Balaenoptera musculus) sono gli animali più grandi conosciuti ad avere abitato il nostro pianeta, in termini di massa. Possono raggiungere i 33 metri di lunghezza, pesano oltre 150 tonnellate e, secondo una nuova ricerca, il loro cuore rallenta periodicamente fino a raggiungere appena due battiti al minuto.

La scoperta è stata resa possibile da un elettrocardiogramma realizzato su una balenottera azzurra in natura. Come spiegano sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, alcuni ricercatori hanno applicato uno strumento per rilevare i battiti di uno di questi grandi cetacei, libero di nuotare nell’oceano a differenza di alcuni esemplari più piccoli di specie simili, talvolta studiati in condizioni meno naturali.

Il gruppo di ricerca, guidato dal biologo marino Jeremy Goldbogen dell’Università di Stanford (Stati Uniti), ha realizzato un sensore a ventosa, che è stato applicato sulla pelle di una balenottera azzurra a Monterey Bay, in California. Oltre a contenere gli elettrodi per registrare il battito cardiaco, il dispositivo era dotato di un sistema GPS per tracciare gli spostamenti e di un sensore di profondità, per verificare immersioni ed emersioni. La balenottera azzurra è rimasta in compagnia della ventosa per circa otto ore e mezza, prima che si staccasse e fosse recuperata dai ricercatori.

Analizzando i dati raccolti, i ricercatori hanno scoperto che la frequenza cardiaca varia tra 37 e 2 battiti al minuto, a seconda delle circostanze. Nella fase di immersione, il battito cardiaco rallenta sensibilmente, attestandosi tra i 4 e gli 8 battiti al minuto, riducendosi talvolta a un paio. In queste condizioni, le balenottere azzurre riescono a consumare meno ossigeno, e possono quindi rimanere immerse più a lungo, prima di dover emergere per tornare a prendere fiato.

Considerate le dimensioni di questi cetacei e il loro apparato cardio-circolatorio, i ricercatori avevano stimato che i battiti si riducessero al massimo a 11 per minuto. Hanno quindi analizzato con sorpresa i dati forniti dal sensore, che indicava un rallentamento del battito cardiaco ancora più marcato. Secondo le rilevazioni, le balenottere azzurre mantengono una media di 8 battiti al minuto anche quando compiono attività che richiedono non poca energia, come nutrirsi nuotando attraverso il krill, l’insieme dei minuscoli crostacei alla base dell’alimentazione di questi cetacei.

L’andamento del battito cardiaco di una balenottera azzurra a seconda della profondità raggiunta (J. A. Goldbogen et al., PNAS)

Nella fase di emersione, il battito cardiaco torna ad avere una frequenza più alta: questo consente di accelerare lo scambio di ossigeno e anidride carbonica nei vasi sanguigni, in modo da emettere la seconda e assorbire nuovo ossigeno attraverso i polmoni. È in questa fase che il cuore torna a 37 battiti al minuto, secondo i calcoli di Goldbogen la frequenza massima che può fisicamente raggiungere il cuore di questi animali.

Il cuore di una balenottera azzurra adulta pesa in media 180 chilogrammi e non ha pari per dimensioni nel regno animale: solo l’aorta raggiunge un diametro di 23 centimetri. Rallentando i battiti, riesce a trascorrere mediamente 20 minuti sott’acqua, prima di dover nuotare verso la superficie per respirare.

Finora analisi come quelle effettuate da Goldbogen erano state complicate dalla mancanza di sistemi sufficientemente affidabili per registrare dati per diverse ore. I ricercatori confidano di applicare il nuovo sistema anche ad altri grandi cetacei, per comprendere l’andamento della loro frequenza cardiaca in rapporto alla quantità di tempo che trascorrono in apnea. Alcuni cetacei arrivano a restare sott’acqua per più di un’ora, prima di avere la necessità di tornare in superficie.