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  • Giovedì 14 novembre 2019

Il governo giapponese ha dovuto cancellare un’annuale festa per i ciliegi in fiore

Si teneva ogni aprile dal 1952 ma l'anno prossimo non ci sarà, dopo le accuse di uso di soldi pubblici per scopi di partito

(Tomohiro Ohsumi/Getty Images)
(Tomohiro Ohsumi/Getty Images)

Il governo giapponese ha cancellato per il 2020 una festa organizzata ogni anno per ammirare i famosi ciliegi in fiore. La cancellazione è stata decisa dopo che l’opposizione aveva accusato il governo, guidato dal primo ministro Shinzo Abe, di usare l’evento – finanziato con soldi pubblici – per scopi politici.

Secondo le opposizioni, all’evento di quest’anno Abe aveva fatto arrivare circa 850 persone provenienti dal suo collegio elettorale, che è nella prefettura di Yamaguchi, distante oltre mille chilometri da Tokyo, spendendo circa 55 milioni di yen, cioè un po’ meno di 500mila euro, quasi il doppio rispetto alla spesa di cinque anni fa. Secondo dati citati dall’agenzia di stampa Kyodo, all’ultima edizione della festa avevano partecipato circa 18mila persone.

La fioritura dei ciliegi, anche nota come sakura, è un fenomeno molto noto e celebrato in Giappone, si verifica in primavera e ha una durata di circa due settimane. La fioritura è quindi un evento importante, in occasione della quale vengono organizzate feste ed eventi di vario tipo. La festa organizzata dal governo, quella che Abe ha deciso di cancellare, si teneva nel giardino Shinjuku Gyoen di Tokyo. Esisteva dal 1952 ed era nata con lo scopo di sfruttare l’occasione per celebrare le persone che durante l’anno precedente si erano in qualche modo distinte nelle loro attività.

Il Japan Times scrive che Abe ha negato ogni ruolo diretto nella selezione e nell’invito delle persone, specificando che la lista degli invitati viene compilata in base ai suggerimenti fatti da diversi enti e ministeri. Sempre il Japan Times scrive che le opposizioni hanno chiesto che vengano pubblicate le liste degli invitati alle passate edizioni, ma che il governo si è rifiutato, dicendo tra l’altro che non sono più reperibili.