• Cit
  • Lunedì 7 ottobre 2019

Edgar Allan Poe e le poche cose a cui bisogna credere

(Rischgitz/Getty Images)
(Rischgitz/Getty Images)

Non credere a niente di quello che senti, e solo alla metà di ciò che vedi.

Edgar Allan Poe, “Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma”

Edgar Allan Poe, uno dei più importanti scrittori della letteratura statunitense e considerato tra gli inventori dell’horror moderno e del giallo, morì il 7 ottobre 1849. Era nato quarant’anni prima a Boston, in una famiglia di attori, e aveva scritto decine di racconti che riscossero in fretta un discreto successo, permettendogli di vivere della sua scrittura, tra i primissimi autori americani a farlo. Fece comunque una vita difficile, con pochi soldi e segnata dalle dipendenze dall’alcol e dalle droghe. Morì in un ospedale di Baltimora dove era stato ricoverato qualche giorni prima, dopo esser stato ritrovato a vagare per strada in stato delirante indossando vestiti altrui. Una delle principali ipotesi era che avesse contratto la rabbia.

La sua influenza sulla cultura dei decenni successivi fu enorme, e molti dei suoi racconti – Il gatto nero, I delitti della Rue Morgue, Il cuore rivelatore, Il pozzo e il pendolo – sono diventati tra i più grandi classici della letteratura americana. Nel Sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma, uscito nel 1845 sul Graham’s Magazine, Poe racconta di una immaginaria visita in un istituto mentale della Provenza, in Francia dove si pratica una forma di terapia innovativa che però, scopre, è stata recentemente abbandonata. Incontrando il direttore, Monsieur Maillard, questi gli dice di non credere a quello che sente, e solo a metà di quello che vede.

Invitato a un pranzo, viene accolto in una sala in cui le portate sono servite in modo caotico, e i medici e gli infermieri sono vestiti in modo stravagante e si comportano apparentemente come i pazienti che gli descrivono. Maillard gli racconta quindi perché è stato abbandonato il metodo precedente, sostituito con quello “del dott. Catrame e del prof. Piuma”: un paziente a cui era stata concessa troppa libertà era riuscito a imprigionare lo staff medico della struttura. Alle sue domande su come sia stato ristabilito l’ordine, si scopre che rinchiusi nelle celle del manicomio ci sono una serie di persone ricoperte di piume e catrame: sono i medici e gli infermieri, imprigionati dai pazienti con cui il narratore sta pranzando inconsapevole.