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  • Mercoledì 18 settembre 2019

Fotografie dalle Bahamas, non quelle a cui siamo abituati

Nelle isole famose per le spiagge meravigliose stanno ancora facendo i conti con il passaggio dell'uragano Dorian

(AP Photo / Ramon Espinosa)
(AP Photo / Ramon Espinosa)

Sono passate quasi tre settimane da quando, il primo settembre, l’uragano Dorian ha devastato le Bahamas, provocando la morte di almeno 54 persone e circa 1.300 dispersi. È stato l’uragano più potente mai registrato nel Paese e lo ha lasciato in rovine; migliaia di soccorritori e volontari, arrivati da Canada Stati Uniti, America Latina e anche dall’Europa sono al lavoro per prestare soccorso, liberare case e strade dai rifiuti, portare beni di prima necessità.

Da giorni piccole associazioni no-profit della vicina Florida organizzano barche, battelli e aeroplani per trasportare gli abitanti rimasti senza casa e accoglierli nelle loro strutture. A Freeport, una delle principali destinazioni del Paese, non c’è ancora acqua corrente ed elettricità, sono state allestite tende per gli sfollati e donazioni di acqua potabile, medicine, cibo e vestiti. Le Abacos, un gruppo di isole nel Nord, sono tra le zone più danneggiate, e alcune cittadine sono rase al suolo «come se qualcuno avesse lanciato una bomba», ha raccontato un’abitante al New Yorker. Un grosso problema è il crollo del sistema sanitario: 10 cliniche non sono funzionanti e a corto di medicine, il personale stesso è spesso disperso, ferito o in difficoltà psicologica. Medici, infermieri, psicologi, assistenti dei servizi sociali nazionali e stranieri stanno cercando di aiutare le persone: bussano casa per casa, portano farmaci e acqua pulita e offrono assistenza psicologica alle persone traumatizzate o che hanno perso i propri cari.