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  • Mercoledì 4 settembre 2019

Chi è Roberto Gualtieri, il nuovo ministro dell’Economia

È un rispettato parlamentare europeo del Partito Democratico, esperto di banche e finanza ed esplicitamente contrario alle misure di austerità economica

(Eriv VIDAL/© European Union 2019 - Source : EP)
(Eriv VIDAL/© European Union 2019 - Source : EP)

Roberto Gualtieri è il nuovo ministro dell’Economia del secondo governo guidato da Giuseppe Conte, che sarà sostenuto dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle e giurerà ufficialmente domani. Gualtieri ha 53 anni ed è un parlamentare europeo del Partito Democratico. È piuttosto sconosciuto al pubblico di giornali e tv, ma al Parlamento Europeo è uno dei parlamentari più autorevoli e rispettati, tanto che il sito specializzato Vote Watch Europe lo aveva messo al terzo posto dei parlamentari europei più influenti della legislatura che si è conclusa a maggio.

Gualtieri è nato a Roma e negli ultimi anni si è diviso fra Roma, Bruxelles e Strasburgo. È professore di Storia contemporanea all’università La Sapienza di Roma. Ex vicedirettore dell’Istituto Gramsci, ha fatto parte delle varie incarnazioni della sinistra negli anni Novanta e poi nei primi anni Duemila, prima di entrare nel PD al momento della sua fondazione. Fra il 2001 e il 2006 era membro della segreteria di Roma dei Democratici di Sinistra, uno dei due partiti predecessori del PD, e fece parte della commissione che scrisse il manifesto fondativo del partito. Nel 2009 fu eletto al Parlamento Europeo nella circoscrizione dell’Italia centrale, e da allora è stato rieletto altre due volte, nel 2014 e nel 2019.

Gualtieri è esperto di banche e finanza ed è l’attuale presidente della potente commissione Affari economici del Parlamento europeo, carica che ricopriva anche nella scorsa legislatura, oltre che membro del ristretto gruppo parlamentare che si è occupato concretamente di Brexit. Negli anni Gualtieri è stato molto critico contro le misure di austerità economiche proposte soprattutto dalla Commissione Europea, e il suo incarico al Parlamento era considerato una specie di contrappeso all’approccio della Commissione. Per via delle sue posizioni era anche in buoni rapporti con la delegazione europea del Movimento 5 Stelle.

In questi anni si è raramente occupato di temi e polemiche nazionali, preferendo concentrarsi sul suo lavoro di parlamentare europeo. L’anno scorso però aveva definito la flat tax promessa dal primo governo Conte una misura «tecnicamente eversiva» in un dettagliato articolo sul suo blog ospitato dallo Huffpost.

È giunto il momento di chiamare le cose con il loro nome: la flat tax è una misura tecnicamente eversiva del “contratto sociale” edificato nei decenni di democrazia repubblicana.

Un contratto, del tutto analogo a quello in vigore in tutti i paesi avanzati europei, che ha come suoi due pilastri, inscindibilmente connessi tra loro, il welfare universalistico e la progressività delle imposte. I numeri non devono ingannare: i contribuenti sopra i 75.000 euro sono “appena” 917.000, cioè il 2,25% del totale, ma il loro contributo alla “cassa comune” dello Stato è sostanziale, e dalle aliquote più alte sui loro redditi proviene più di un quarto di tutte le entrate Irpef. In sostanza, lo smisurato beneficio fiscale che Salvini e Di Maio vogliono dare ai contribuenti più ricchi costerebbe (limitandosi solo alle fasce più alte di reddito e con una stima prudente) almeno 25 miliardi, cosicché per mettere decine di migliaia di euro in tasca al 2,25% più fortunato degli italiani (15.000 euro a chi ne guadagna 110.000, 68.000 euro a chi ne guadagna 300.000 e via crescendo) si colpirebbe in modo irrimediabile il già difficile finanziamento del nostro stato sociale e dei servizi pubblici (basti pensare che l’intero fondo ordinario di finanziamento dell’università ammonta a 7 miliardi, e che tutta la sanità pubblica costa circa 114 miliardi).

Gualtieri ha un legame molto forte col Brasile e la sinistra brasiliana: parla portoghese e ha una passione per la musica bossanova (qui trovate una versione strumentale di Bella ciao in stile bossanova suonata dallo stesso Gualtieri).

Nel 2018 in attesa della sentenza sull’ex presidente Lula è andato a trovarlo in carcere, portandogli la solidarietà del suo gruppo parlamentare.