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  • Venerdì 30 agosto 2019

L’invasione delle mosche a Karachi

Nell'ex capitale pakistana, la più grande città del paese, sono ovunque e causano grossi problemi: le ragioni sono note ma le soluzioni non sono semplici

(92 News/Youtube)
(92 News/Youtube)

Karachi è stata la capitale del Pakistan fino a che negli anni Sessanta, con il preciso scopo di sostituirla, fu costruita Islamabad. Nonostante ciò, rimane oggi il più importante centro finanziario e culturale del paese, nonché la città più grande e popolosa: ha circa 22 milioni di abitanti, ed è in costante crescita. Un recente articolo del New York Times ha però parlato di Karachi per i suoi molti problemi, a partire dall’ultimo in ordine di tempo: un’invasione di mosche.

Il problema delle mosche è solo l’ultimo di una lunga serie: nei mesi scorsi le piogge della stagione dei monsoni hanno causato gravi inondazioni, con morti e feriti; poi ci sono stati alcuni blackout alla fine di luglio, che in certi casi sono durati più di due giorni; infine, a causa della costante crescita della popolazione, Karachi non riesce a smaltire la grande quantità di rifiuti che produce. Quest’ultimo problema e quello delle inondazioni hanno un legame con la proliferazione delle mosche in città.

Le mosche, scrive il New York Times, sono dappertutto e in una quantità tale da ricoprire quasi ogni superficie disponibile. Non danno tregua neanche alle persone, quando sono così tante, e si posano sulla merce dei mercati all’aperto, sulle case e sui marciapiedi. Oltre a dare notevole fastidio, poi, una quantità così grande di mosche può diffondere malattie come la febbre tifoide e il colera, e trasmettere infezioni agli occhi e alla pelle contaminando il cibo.

Secondo gli esperti, questa proliferazione straordinaria è causata dall’acqua stagnante delle piogge monsoniche e dai rifiuti non smaltiti, soprattutto i resti di animali macellati durante la recente festa islamica Id al-Adha; il problema, poi, non sono tanto le piogge, normali per questo periodo dell’anno, ma le infrastrutture molto carenti di Karachi che non ha un buon sistema fognario e di drenaggio delle acque, oltre ad avere problemi a smaltire i rifiuti solidi.

Il comune ha provato con la disinfestazione tramite fumigazione e insetticidi vaporizzati, ma a quanto pare non sta funzionando: le mosche rimangono. Alcuni commercianti, soprattutto quelli che hanno il bancone all’aperto, hanno provato a trovare rimedio con mezzi propri, accendendo fuochi e usando insetticidi spray, ma sempre senza successo. Peraltro, la presenza delle mosche sta danneggiando pesantemente i loro affari: un venditore di dolci tipici, intervistato dal New York Times, ha detto che le mosche non sono un problema nuovo, ma che stavolta non sembra esserci soluzione: «Non c’è niente che possiamo fare, siamo impotenti. Gli affari vanno malissimo». Il suo rimedio per proteggere i dolci dalle mosche è coprirli con un foglio di plastica.

Per risolvere il problema delle mosche andrebbe prima risolto quello dei rifiuti, che però è altrettanto complesso: Karachi è una città enorme e produce circa 12mila tonnellate al giorno di rifiuti, secondo un documento della Banca mondiale. Non è una quantità incredibile per una città di 22 milioni di abitanti – Roma ne produce quasi cinquemila tonnellate, a fronte di meno di 3 milioni di abitanti – tuttavia la gran parte di questi rifiuti non vengono smaltiti, rimangono lungo le strade oppure abbandonati in discariche improvvisate. Questa gestione fallimentare è dovuta in parte al fatto che il territorio di Karachi è frammentato dal punto di vista amministrativo: i servizi al cittadino vengono gestiti da diverse agenzie, per cui risulta difficile coordinare tutto il sistema e trovare una soluzione unitaria.

Il problema esiste da anni e rappresenta un rischio per la salute degli abitanti, non solo per le mosche ma anche perché i rifiuti finiscono in mare e nella rete idrica contaminando l’acqua, oppure perché vengono bruciati per accelerarne lo smaltimento, sprigionando gas tossici.