Due stazioni di monitoraggio della radioattività in Russia hanno smesso di inviare dati dopo l’incidente dell’8 agosto

Un frammento del video diffuso nel febbraio 2019 dagli organi di propaganda russi sul presunto lancio del missile (Burevestnick/Skyfall)
Un frammento del video diffuso nel febbraio 2019 dagli organi di propaganda russi sul presunto lancio del missile (Burevestnick/Skyfall)

Due stazioni di monitoraggio della radioattività in Russia hanno smesso di inviare dati dopo l’incidente nucleare dell’8 agosto. Si tratta delle due stazioni più vicine al luogo dell’incidente, avvenuto nei pressi della base militare di Nenoksa, sulla costa del Mar Bianco, e sulla cui reale gravità il governo russo non sembra essere stato del tutto trasparente. Le due stazioni, che fanno parte di un sistema internazionale di rilevazione delle radiazioni, hanno detto di aver avuto problemi con i sistemi di comunicazione e non è chiaro quando ricominceranno a inviare dati: il sospetto è che la sospensione delle loro attività sia legata alla volontà del governo di nascondere informazioni legate all’incidente.

Sembra ormai certo che l’incidente abbia coinvolto un piccolo reattore nucleare che forniva materiale di propulsione a un missile sperimentale, che l’esercito russo sta testando da alcuni mesi. E si sa che dopo l’incidente è stato rilevato un livello di radioattività più alto del normale a Severodvinsk, un paese a circa 50 chilometri da Nenoksa. Il governo russo ha però minimizzato i rischi e ha detto che l’aumento di radioattività non è durato più di alcune ore.

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