La procura di Cassino ha chiesto il rinvio a giudizio per tre carabinieri e altre due persone accusate per l’omicidio di una ragazza nel 2001

(ANSA/FERMO IMMAGINE TG1)
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La procura di Cassino ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, in provincia di Frosinone, per suo figlio, sua moglie e per altri due carabinieri, tutti accusati di essere stati coinvolti nella morte di Serena Mollicone, uccisa nel 2001 quando aveva 18 anni. L’ex comandante Franco Mottola, ora in pensione, è accusato di omicidio insieme a suo figlio Marco e a sua moglie. Gli altri due carabinieri, all’epoca agli ordini di Mottola, sono accusati di favoreggiamento e concorso in omicidio.

Il corpo di Serena Mollicone fu ritrovato 18 anni fa nei boschi vicino ad Arce, con mani e piedi legati e un sacchetto di plastica legato intorno al collo. Per lungo tempo l’omicidio restò un mistero, ma dopo una nuova serie di indagini portate avanti dai reparti scientifici la procura di Cassino è convinta di aver finalmente trovato i responsabili. Secondo la tesi dei magistrati, poco prima di morire Mollicone si trovava nella caserma dei carabinieri di Arce, dove ebbe un’accesa discussione con Marco Mottola, che viveva in un appartamento interno alla caserma a disposizione del padre e da dove, secondo Mollicone, avrebbe gestito un presunto traffico di droga che lei voleva denunciare.

Durante il diverbio, secondo la procura, Mollicone avrebbe sbattuto la testa contro lo stipite di una porta. Credendola morta, Mottola con l’aiuto dei suoi genitori e la complicità degli altri carabinieri che si trovavano in caserma, avrebbe portato il corpo nei boschi dove, accorgendosi che la donna era ancora viva, le avrebbero infilato un sacchetto di plastica sopra la testa, soffocandola. Uno dei carabinieri è anche accusato di istigazione al suicidio nei confronti di Santino Tuzj, brigadiere dei carabinieri che si uccise nel 2008, secondo i giudici a causa del senso di colpa per aver coperto l’omicidio di Mollicone.

La famiglia e i due carabinieri sostengono invece di non avere nulla a che fare con il caso. Ora spetterà ai giudici decidere se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio della procura e dare quindi inizio al processo vero e proprio.