Lego va fortissimo in Cina

A breve sarà presente in circa 30 città con più di 100 negozi, e il suo successo è anche merito di una particolare attenzione al mercato cinese

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Nel 2017 Lego, l’azienda danese di giocattoli famosa per i suoi resistenti mattoncini, è diventata il più grande distributore di giocattoli della Cina, dove ha aperto 89 negozi in due anni e dove intende aprirne altri 50 entro la fine di quest’anno. Entro la fine del 2019 Lego sarà presente in trenta città cinesi, e già dal 2016 ha aperto una sua fabbrica nel paese. Come spiega l’Economist, il mercato cinese dei giocattoli – in cui non si tiene conto dei videogiochi – cresce del 9 per cento ogni anno. Paul Huang, responsabile cinese di Lego, spiega però che l’azienda cresce a ritmi molto più alti, con percentuali «abbondantemente in doppia cifra».

È ovviamente un’ottima notizia per Lego, soprattutto perché l’azienda arriva da un periodo difficile: la società sta avendo problemi dovuti alla tanta plastica che usa e, anche per altre ragioni, nel 2017 annunciò il licenziamento dell’8 per cento dei suoi dipendenti mondiali. Nel 2018 gli affari sono invece andati un po’ meglio: anche grazie alla Cina, Lego ha aumentato guadagni e profitti ed è riuscita a confermarsi come il più grande produttore di giocattoli al mondo.

Il successo di Lego è dovuto in parte al fatto che i genitori dei bambini preferiscono i Lego agli altri giocattoli: li ritengono qualcosa di stimolante, che tiene accesa la mente e arricchisce l’immaginazione. Ma, come spiega l’Economist, Lego è stata anche brava a mostrarsi particolarmente attenta al mercato cinese, proponendo kit e set di giocattoli appositamente pensati per quel mercato, una cosa che non aveva mai fatto per nessun altro paese al mondo.

AP Photo/Andy Wong

Sempre l’Economist spiega che Lego è riuscita dove aveva fallito la sua principale concorrente mondiale: Mattel, che produce le Barbie. Infatti Mattel aveva sviluppato una linea appositamente per la Cina, ma era una composta da prodotti di bassa qualità, che dimostravano poca attenzione e poca conoscenza del mercato cinese. L’Economist fa invece l’esempio di un kit di Lego appositamente creato per la Cina dal costo di 700 yuan, quasi 100 euro.

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