I nuovi auricolari Bluetooth che hanno suscitato molto entusiasmo

Cosa si è detto negli Stati Uniti dei Powerbeats Pro, i primi auricolari wireless che se la giocano con gli AirPods e sono da poco arrivati in Italia

Dal 12 luglio anche in Italia si possono acquistare i Powerbeats Pro, i nuovi auricolari Bluetooth di Beats: da qualche mese se ne sta parlando con toni molto entusiasti sui giornali statunitensi che si occupano di tecnologia, il cui giudizio generale è che si tratti dei primi auricolari Bluetooth davvero capaci di competere con gli AirPods. Il sito TechCrunch, per esempio, li ha recensiti col titolo: “I Powerbeats Pro sono gli auricolari Bluetooth da battere”.

Sono il primo vero prodotto innovativo introdotto da Beats: un marchio attorno a cui soprattutto tra gli appassionati di musica hip hop si era creato un piccolo culto, acquistato da Apple nel 2014. Non hanno disatteso le aspettative, secondo The Verge: «Sono un trionfo». Abbiamo messo insieme cosa se ne dice per capire se siano davvero così straordinari.

Come sono fatti i Powerbeats Pro
I Powerbeats Pro sono auricolari che si collegano al dispositivo da cui volete ascoltare la musica, o con cui volete fare una telefonata, via Bluetooth. A differenza degli altri auricolari Bluetooth prodotti da Beats in questi anni, non hanno nessun “collarino” che unisca i due auricolari.

Come gli AirPods hanno una custodia che fa anche da batteria portatile, ma si distinguono dagli AirPods per la loro forma. Innanzitutto non si indossano semplicemente infilandoli nell’orecchio: sono pensati principalmente come auricolari da indossare mentre si fa attività fisica, quindi hanno un supporto da infilare dietro il padiglione per tenerli fermi al loro posto. Inoltre la parte che si infila nell’orecchio è in silicone, per adattarsi meglio alla forma e alle dimensioni del condotto uditivo esterno di chi li usa: i pezzi di silicone si possono sostituire con versioni più piccole o più grosse a seconda di come è fatto il proprio orecchio. Infine non sono disponibili in un solo colore come gli AirPods, ma in quattro diversi colori: nero, bianco avorio, verde muschio e blu “navy”.

I Powerbeats Pro nella versione blu “navy”

Proprio perché sono pensati per gli allenamenti e le attività sportive, i Powerbeats Pro sono resistenti al sudore e a piccole quantità d’acqua: secondo il codice IP, che valuta il grado di protezione contro l’intrusione di particelle solide come polvere e liquidi, sono IPX4, cioè possono resistere alle gocce d’acqua (per esempio quelle di pioggia quando si va a correre in un parco col brutto tempo), anche se non possono essere immersi.

Su ciascun auricolare è presente un tasto: è sotto la b del logo di Beats e serve a mettere la musica in pausa, farla ripartire o attivare un assistente vocale, che sia Siri o Google Assistant, tenendo premuto un po’ più a lungo. A differenza della maggior parte degli auricolari Bluetooth, non è necessario imparare complicate sequenze di pressioni sui tasti per regolare i Powerbeats Pro: c’è una rotella per regolare il volume, per il resto si usa il dispositivo a cui sono collegati, oppure i comandi vocali. Non c’è un tasto per lo spegnimento: come gli AirPods e tutti gli altri altri auricolari Bluetooth, i Powerbeats Pro non si possono spegnere ma solo mettere in modalità riposo (semplicemente lasciandoli fermi su un ripiano, perché hanno un accelerometro con cui sanno di non essere più nel vostro orecchio) e ricaricare all’interno della loro scatola. Questa ha una piccola spia luminosa che può essere rossa o bianca, mentre gli auricolari non hanno spie proprie: per sapere la loro percentuale di carica bisogna consultare la app che li collega al proprio smartphone.

I Powerbeats Pro costano 250 euro – quindi 80 euro in più degli AirPods, da prezzo di listino – e per ora si possono acquistare solo dal sito di Apple (o quello di Beats).

Perché sono molto apprezzati dagli esperti di tecnologia
Nel giudizio riassuntivo di Wired: «Non ti cadono mai dalle orecchie, hanno un suono migliore degli AirPods e hanno una batteria che dura quasi il doppio». La qualità del suono è l’aspetto su cui le recensioni insistono di più. Secondo la recensione di Engadget, i Powerbeats Pro sono i prodotti di Beats dai quali si sente meglio la musica. Per Wired la musica si sente molto più chiaramente che con gli AirPods (Apple ha ridotto la distorsione sonora con alcune migliorie tecniche) e i Galaxy Buds di Samsung. I suoni bassi non sono pesanti quanto quelli delle altre Beats: sono potenti ma «non affossano con sé tutto il suono», che è una cosa positiva. The Verge aggiunge che «gli appassionati di prodotti Apple che hanno sempre trovato i suoi auricolari scarsi sui bassi si troveranno molto meglio con i Powerbeats Pro» e che la qualità dei bassi rende le voci maschili più ricche e piacevoli da sentire.

Quasi tutte le recensioni però criticano lievemente il fatto che a differenza di altre cuffie e auricolari Beats, con i Powerbeats Pro gli acuti sono molto pronunciati, fino a diventare sgradevoli quando il volume è al massimo. Per The Verge questa caratteristica rende gli auricolari poco adatti alle occasioni in cui si vuole solo ascoltare un po’ di musica e rilassarsi; del resto sono pensati per l’uso durante l’attività fisica, per esempio quando si è costretti a cercare di coprire la musica della palestra in cui ci si allena con un genere che si apprezza di più. L’effetto sgradevole legato agli acuti è più evidente con alcuni generi di musica e, secondo Engadget, non crea problemi se si ascolta l’hip hop, la musica elettronica e il metal. Per altri generi è meglio non tenere il volume al massimo.

Bassi a parte, il grosso punto di forza dei Powerbeats Pro è la batteria, che è la stessa dei Galaxy Buds ma dà performance migliori. Jeffrey Van Camp di Wired ha verificato che la carica dura nove ore come detto da Apple: nella maggior parte degli auricolari Bluetooth ne dura meno di cinque. La scatola ricaricante poi può ricaricarle altre due volte, per arrivare a 24 ore di autonomia complessiva. Un altro grosso vantaggio dei Powerbeats Pro è che bastano 5 minuti di ricarica per ottenere un’ora e mezza di utilizzo; con 15 minuti di ricarica invece li si possono usare per 4 ore e mezza. La carica degli auricolari è completa dopo 90 minuti; quella della scatola ricaricante dopo 2 ore e mezza. Una cosa a cui fare attenzione è posizionare gli auricolari bene nella scatola: all’inizio potrebbe volerci un po’ per capire come fare.

Le altre due caratteristiche che hanno soddisfatto i recensori sono la stabilità sull’orecchio e l’ottima connettività. Riguardo la prima, Van Camp ha detto che anche scuotendo la testa con forza proprio per farli cadere, non si sono staccati. Vlad Savov di The Verge ha detto di aver «corso, giocato a basket, saltato come un ventenne a un concerto metal, sollevato pesi e fatto le boccacce» con i Powerbeats Pro, senza che si spostassero mai. Ne ha in parte criticato però la forma per chi deve indossarli con gli occhiali o con un cappello: possono risultare scomodi in questi casi; per le persone con gli occhiali è consigliato di indossarli prima degli occhiali. Brian Heater di TechCrunch ha raccontato che dopo averli tenuti per tutto il giorno aveva un orecchio indolenzito, ma che comunque a quel punto li aveva indossati per molto più tempo di qualsiasi altro auricolare mai provato, con poco fastidio.

Per quanto riguarda la connettività, grazie al chip H1, lo stesso presente negli AirPods più nuovi, la connessione tra auricolari e dispositivi iOS è quasi istantanea (due secondi al massimo) ed è molto veloce anche con i dispositivi Android, al punto da riuscire a guardare video su YouTube senza riscontrare dei ritardi tra immagine e suono. Lo stesso vale anche per le telefonate, che peraltro si possono fare sia con un unico auricolare che con entrambi, a differenza di altri modelli dove l’auricolare destro è “dominante” e il sinistro non può essere usato da solo. I recensori dicono inoltre che la distanza massima a cui ci si può spostare dal proprio smartphone senza perdere il segnale è maggiore di quella di tutti gli altri auricolari Bluetooth.

I difetti dei Powerbeats Pro
Nonostante i numerosi e convinti apprezzamenti, le recensioni dei Powerbeats Pro sottolineano anche alcuni difetti degli auricolari. Il primo e più citato è la grandezza della scatola e del caricabatterie: è notevolmente più grande di quella degli AirPods («enorme» secondo TechCrunch, «ridicolmente grossa» secondo The Verge, «un fardello» secondo Engadget) e non comodissima da portarsi dietro, soprattutto se non usate una borsa e in questi mesi estivi in cui si gira senza giacche. Secondo le stime di Vlad Savov di The Verge, in una scatola dei Powerbeats ce ne stanno quattro degli AirPods. C’è da dire però che è una scatola molto robusta e contiene una batteria che permette agli auricolari di restare carichi per più del doppio del tempo. In totale, secondo Apple, le batterie degli auricolari e quella della scatola permettono di usarli per 24 ore senza senza bisogno di un cavetto.

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Proprio il cavetto per ricaricare la scatola è un altro difetto dei Powerbeats Pro sottolineato da tutti i recensori, alcuni dei quali utenti di dispositivi con sistema operativo Android, quindi non Apple: è un cavo da Lightning a USB-A, cioè è fatto come i cavi che si usano per ricaricare i più recenti modelli di iPhone e solo ed esclusivamente prodotti Apple, per questo costringe gli utenti Android proprietari di un paio di Powerbeats Pro a spostarsi con un cavo diverso da quello con cui ricaricano il proprio telefono. I recensori si sono lamentati di questa scelta anche perché ultimamente Apple sta passando dall’uscita Lightning alla più comune USB-C, per esempio con l’iPad Pro.

La scatola degli AirPods più recenti (che costano 230 euro invece di 180) si può ricaricare senza cavi: è probabile, secondo gli esperti, che un sistema simile ci sarà anche per i futuri modelli di Powerbeats Pro, ma per ora bisogna accontentarsi.

Anche il prezzo, molto elevato, è da mettere nella lista dei contro. Per chi è interessato ad acquistare oggi dei veri e propri auricolari Bluetooth (senza il collarino cioè) e sentire bene, le uniche opzioni davvero valide costano tutte almeno 150 euro e i Powerbeats Pro ne costano 100 in più. I recensori sono un po’ divisi a proposito del prezzo. Vlad Savov di The Verge pensa che i vantaggi dei Powerbeats valgano la differenza di prezzo rispetto agli AirPods, mentre Billy Steele di Engadget è più cauto e dice che tutto considerato per lui l’affare migliore restano gli auricolari Elite 65t di Jabra (in vendita a circa 150 euro su Amazon) e se si vuole dare importanza soprattutto alla qualità del suono – e meno alla comodità quando si fa sport – i Momentum True Wireless di Sennheiser (280 euro) e gli MW07 Master & Dynamic (300 euro) sono da preferire.

Sono segnalati anche alcuni altri lati negativi meno rilevanti. Secondo The Verge l’intensità dei suoni acuti può essere stancante se si ascolta la musica molto a lungo (o a un volume troppo alto aggiunge Engadget), e per via della loro dimensione i Powerbeats Pro non hanno un aspetto sufficientemente discreto, almeno per essere usati in ambienti come un ufficio. Riguardo al design Engadget è critico sul gancio che tiene fermi gli auricolari, che può essere scomodo per alcune orecchie.

Quindi se mi interessano degli auricolari Bluetooth vale la pena acquistare i Powerbeats Pro?
Dipende un po’ quanta importanza si dà alla qualità del suono, alla forma del proprio orecchio e alla propria disponibilità a spendere 250 euro. Forse vale la pena aspettare l’uscita di un altro modello di auricolari Bluetooth che arriveranno sul mercato americano ad agosto, per 230 dollari: i Sony WF-1000XM3, i primi auricolari Bluetooth veri e propri con una tecnologia noise-canceling, che cioè riduce il rumore proveniente dall’esterno. In generale se vi interessa questo tipo di innovazione potrebbe convenire aspettare l’anno prossimo, quando anche altre aziende proporranno auricolari Bluetooth con questa caratteristica: per esempio Bose.

Su questo tema comunque la sensibilità personale conta molto. Secondo Jeffrey Van Camp di Wired potreste anche non aver bisogno del noise-canceling con i Powerbeats Pro, perché vi isolano di loro, al punto che secondo lui Apple dovrebbe introdurre una modalità che evidenzi i rumori del mondo circostante, invece del contrario. Secondo Savov di The Verge invece il fatto che non isolino davvero rende i Powerbeats Pro poco adatti ai viaggi in metropolitana – sebbene più adatti degli AirPods – a confronto con gli Elite 65t e i Galaxy Buds di Samsung.

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