È morto Vincent Lambert, l’uomo francese tetraplegico che dal 2008 era in stato vegetativo

Rachel Lambert, moglie di Vincent Lambert, alla Corte europea di Strasburgo, 5 giugno 2015 (AP Photo/Christian Lutz)
Rachel Lambert, moglie di Vincent Lambert, alla Corte europea di Strasburgo, 5 giugno 2015 (AP Photo/Christian Lutz)

Vincent Lambert, il 42enne francese tetraplegico il cui caso era diventato molto noto negli ultimi anni nell’ambito della discussione sull’eutanasia in Francia, è morto giovedì mattina all’ospedale di Sébastopol de Reims, nove giorni dopo la sospensione delle procedure che lo tenevano in vita. Lambert, che faceva l’infermiere, era rimasto tetraplegico nel settembre del 2008 a causa di un incidente d’auto e si trovava da allora in uno stato vegetativo giudicato irreversibile da diverse perizie mediche. Da anni il suo caso era al centro del dibattito pubblico e di un complesso caso giudiziario, anche perché si trattava di una vicenda che vedeva coinvolti, su fronti opposti, la moglie dell’uomo e i genitori, vicini a un movimento cattolico integralista.

Dopo anni di appelli e ricorsi, il Consiglio di Stato aveva giudicato conforme alla legge la decisione di interrompere i trattamenti che tenevano Lambert in vita, e la procedura era iniziata una prima volta il 20 maggio. Il giorno successivo il tribunale di appello aveva però ordinato di riprendere i trattamenti e la questione era rimasta bloccata fino a inizio giugno, quando i medici avevano nuovamente sospeso i trattamenti a Lambert.

Le molte cause legali che hanno visto contrapposta la moglie di Lambert ai genitori sono dovute al fatto, tra le altre cose, che in Francia l’eutanasia è illegale, ma dal 2005 esiste la possibilità di attuare quella che viene definita un’eutanasia passiva, in cui i medici possono scegliere di fermare le cure a un paziente. Il 24 giugno 2014 il Consiglio di Stato francese si era pronunciato a favore dell’interruzione dei trattamenti medici che tenevano in vita Lambert, accogliendo quindi le richieste di sua moglie. Subito dopo la sentenza, i genitori di Lambert avevano deciso di appellarsi alla Corte europea dei diritti umani, sostenendo che l’eutanasia di Lambert violasse l’Articolo 2 della Convenzione europea dei diritti umani, quello relativo al “diritto alla vita di ogni persona”. Ma la Corte europea aveva dato ragione alla moglie di Lambert. Erano seguiti altri ricorsi e nuove sentenze. Il 20 aprile del 2018 una nuova perizia aveva concluso che Lambert si trovava in uno “stato vegetativo cronico irreversibile”, portando alla decisione del Consiglio di Stato di interrompere le procedure che lo tenevano in vita.