Un infermiere tedesco è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso 85 pazienti

Niels Högel faceva iniezioni letali per poi provare a rianimare i pazienti e ricevere gli elogi dei colleghi: ci sono decine di altre morti sospette

(Hauke-Christian Dittrich/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Hauke-Christian Dittrich/picture-alliance/dpa/AP Images)

Il tribunale di Oldenburg, in Germania, ha condannato l’ex infermiere Niels Högel all’ergastolo per l’omicidio di 85 pazienti. Si tratta della terza condanna per Högel, che era stato arrestato una prima volta nel 2005, quando un collega lo vide iniettare una medicina in un paziente che aveva poi avuto una crisi cardiaca. L’uomo si salvò e Högel venne condannato a 8 anni per tentato omicidio.

Durante il processo, una serie di testimonianze rivelarono che Högel aveva causato decine di altre morti nei vari ospedali dove aveva lavorato tra il 2000 e il 2005. Iniziò quindi un secondo processo che portò alla sua condanna all’ergastolo nel 2015 con l’accusa di aver ucciso sei pazienti. Högel ammise di aver iniettato la medicina a diversi pazienti per poi provare a rianimarli e ricevere così ammirazione ed elogi dai suoi colleghi. Successivamente la polizia tedesca aveva avviato nuove indagini da cui erano emersi molti altri casi di pazienti uccisi dall’infermiere.

Nel processo Högel era stato accusato di aver ucciso in tutto 97 pazienti, nonostante nel corso delle indagini fossero emersi circa 300 casi di morti sospette. Molti cadaveri erano stati riesumati per essere analizzati, ma per altri non era stato possibile perché erano stati cremati. La difesa aveva chiesto che Högel fosse condannato solo per 55 dei 97 omicidi di cui era stato accusato, sostenendo che in 42 casi non ci fossero abbastanza prove.

Prima della sentenza Högel ha letto una lettera, rivolgendosi ai parenti delle vittime e chiedendo scusa «per tutto quello che ho fatto ad ognuno di voi». Il giudice che ha comunicato la condanna, Sebastian Bührmann, ha definito i crimini di Högel “incomprensibili” e ha detto che il processo ha sollevato «solo una parte della nebbia» che avvolge questo caso.