51 persone sono indagate per il fallimento delle aziende di Marco Marenco

L'arrivo di Marco Marenco, condotto dalla Guardia di Finanza, al carcere di Quarto d'Asti, il 24 settembre 2015 (LaPresse/Andrea Negro)
L'arrivo di Marco Marenco, condotto dalla Guardia di Finanza, al carcere di Quarto d'Asti, il 24 settembre 2015 (LaPresse/Andrea Negro)

Si sono concluse le indagini della procura di Asti sul fallimento delle aziende di Marco Marenco, la cui bancarotta – che ha coinvolto anche la storica azienda di cappelli Borsalino – è la seconda più grande della storia dell’economia italiana dopo quella di Parmalat nel 2003: ammonta a più di 4 miliardi di euro. Ci sono 51 persone indagate per i reati di truffa aggravata, appropriazione indebita, false comunicazioni sociali e bancarotta aggravata, e 107 milioni di euro sono stati sequestrati preventivamente.

Marenco, la cui principale attività economica era l’importazione di gas naturale per la produzione di energia elettrica, è accusato di essersi impossessato di un miliardo e 130 milioni di euro attraverso varie forme di evasione fiscale ma anche truffe e appropriazioni indebite. Per riuscire a sottrarre il denaro dalle aziende che controllava e dal fisco, Marenco avrebbe utilizzato 190 società, alcune delle quali con sede nelle Isole Vergini Britanniche, o in altre località con regole fiscali vantaggiose, come l’Isola di Man, Panama, Malta, Cipro, Liechtenstein e Lussemburgo.

Marenco fu arrestato a Lugano nell’aprile del 2015 e poi estradato in Italia.