Francesco Alberoni vuole fare da argine a difesa della democrazia

Il tutto candidandosi alle europee con Giorgia Meloni, che – tra i mille giudizi sbilenchi che oggi affida ai giornali – considera una «moderata»

Francesco Alberoni nel 2010. (ANSA/CLAUDIO ONORATI)
Francesco Alberoni nel 2010. (ANSA/CLAUDIO ONORATI)

Il sociologo Francesco Alberoni – 90 anni, a lungo importante collaboratore del Corriere della Sera, oggi del Giornale – ha deciso di candidarsi alle elezioni europee con Fratelli d’Italia, il partito di destra radicale guidato da Giorgia Meloni. Oggi ne parla in due interviste, pubblicate dal Corriere della Sera e da Repubblica, in cui affronta la questione anagrafica con un paio di battute – «Non c’è il pericolo che sia un impegno per tutta la vita» e «Anche Carlo Alberto pensava di aver vita facile con Radetzky» – e dice di voler fare sul serio (anche se andare o no a Bruxelles «dipenderà dalle condizioni di salute»), pur distribuendo una serie di giudizi sbilenchi. Alberoni racconta anche che la candidatura gli è stata proposta da Giorgia Meloni e Ignazio La Russa e che ha accettato per «dare un segnale».

Alberoni critica molto – ma anche molto genericamente – l’attuale alleanza tra Movimento 5 Stelle e Lega, che definisce «maggioranza e opposizione nello stesso momento», dice che Salvini è molto estremista ma che lo ha votato il 4 marzo, che Giorgia Meloni non è poi così di destra («quando la vedo nei dibattiti in tv, mi sembra moderata») e che comunque non deve fare «vita di partito», che i grillini sono «una setta esoterica e anarchica» ma che Gianroberto Casaleggio è stato «un genio visionario», si descrive come «un cittadino italiano che si ribella a un regime» e si dice preoccupato soprattutto dalla proposta introduzione del referendum propositivo («rischia di farci finire ai livelli di certi regimi sudamericani»). A Repubblica ha detto:

«Non me ne frega niente della Meloni. Avverto il dovere di fare da argine ad alcuni passaggi che mettono in pericolo la democrazia»

Alle domande su Berlusconi, Alberoni ha risposto a Repubblica dandogli del «vecchio», benché sia sette anni più giovane di lui («Ha ragione, volevo dire stanco») e poi mettendola sul personale: «Gli ho scritto diverse lettere in questi anni, non mi ha mai risposto. Come se fossi morto». Dev’essere un tasto dolente per Alberoni, che su Renzi dice: «Renzi ho cercato di contattarlo due volte per studiare il suo movimento, non mi ha mai risposto».