Il Pakistan ha arrestato 44 persone con l’accusa di far parte di bande armate, dopo l’attentato del 14 febbraio in Kashmir

Un militare indiano a Srinagar, nel Kashmir (AP Photo/ Dar Yasin)
Un militare indiano a Srinagar, nel Kashmir (AP Photo/ Dar Yasin)

Il governo del Pakistan ha comunicato che 44 persone sono state arrestate con l’accusa di far parte di vari gruppi armati; tra questi ci sono anche alcuni membri del gruppo Jaish-e-Mohammed, tra cui il fratello e il figlio del suo fondatore Masood Azhar. L’operazione è legata alla crisi col Kashmir tornata attuale negli ultimi giorni: secondo il governo indiano, infatti, dietro quei gruppi estremisti operanti in Kashmir ci sarebbe il Pakistan, accusato di appoggiare da anni Jaish-e-Mohammed, che ha rivendicato il grande attentato di giovedì 14 febbraio. Azhar è un religioso musulmano che nel 1999 fu scarcerato dal governo indiano in cambio della liberazione dell’equipaggio e dei passeggeri dell’aereo della Indian Airlines sequestrato da un gruppo estremista del Kashmir.

Jaish-e-Mohammed, che nel corso degli anni si è reso responsabile di diversi attacchi in India, è stato formalmente messo fuori legge dal governo pakistano, ma secondo diversi esperti ancora oggi continua ad operare e raccogliere fondi in Pakistan con l’appoggio dei servizi segreti. Il Pakistan ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’attentato di giovedì; oggi il ministro degli Interni ha detto che le persone arrestate saranno detenute per almeno 14 giorni, e resteranno in custodia solo se nel frattempo dovessero emergere prove tali da giustificare un processo.