Sembra che l’attore Jussie Smollett abbia organizzato una finta aggressione omofoba nei suoi confronti

Negli Stati Uniti se ne era parlato molto, ma ora gli investigatori credono che si sia inventato tutto

(Raymond Hagans/MediaPunch /IPX)
(Raymond Hagans/MediaPunch /IPX)

L’attore statunitense Jussie Smollett è stato arrestato a Chicago con l’accusa di avere organizzato una finta aggressione omofoba e razzista nei propri confronti. A gennaio Smollett – che è afroamericano e gay – aveva raccontato di essere stato aggredito da due uomini bianchi fuori da un negozio di alimentari a Chicago: secondo la sua testimonianza, di cui negli Stati Uniti si parlò parecchio, i due uomini lo avevano picchiato e avevano usato insulti omofobi. Smollett aveva anche detto che i due gli avevano urlato degli slogan dei sostenitori del presidente Donald Trump.

Negli ultimi tempi però sono circolati diversi dubbi sulla sua versione, e ieri Smollett è stato incriminato con l’accusa di avere raccontato cose false alla polizia.

Il New York Times racconta che fin dall’inizio delle indagini gli investigatori hanno avuto grosse difficoltà a corroborare il racconto di Smollett: la presunta aggressione non era stata registrata da nessuna telecamera di sorveglianza né osservata da altri testimoni. Una volta scoperta l’identità dei due assalitori, i sospetti si sono fatti più concreti: sono due fratelli nigeriani che in passato hanno lavorato come comparse per Empire, la serie che ha reso famoso Smollett. BBC scrive che uno dei due era anche il personal trainer di Smollett. Ieri entrambi hanno testimoniato per più di due ore davanti a una giuria popolare, ma i contenuti della loro udienza non sono stati resi pubblici.

Prima dell’arresto gli avvocati di Smollett avevano diffuso un breve comunicato spiegando di voler condurre una «indagine approfondita» per conto loro, e che fino a prova contraria Smollett deve essere considerato innocente.