Si parla molto di un’intervista di Liam Neeson in cui ha parlato di stupro e vendetta

Ha raccontato di come reagì quando una donna a lui cara fu violentata, dicendo di vergognarsene molto, ora

Liam Neeson, Amburgo, 22 febbraio 2018 (Oliver Hardt/Getty Images)
Liam Neeson, Amburgo, 22 febbraio 2018 (Oliver Hardt/Getty Images)

L’attore irlandese Liam Neeson, il cui ruolo più noto è forse stato quello da protagonista in Schindler’s list di Steven Spielberg, ha dato un’intervista al quotidiano britannico Independent in occasione della promozione del suo ultimo film, Cold Pursuit, che racconta una storia di vendetta. Durante l’intervista Neeson ha parlato di un episodio del suo passato: lo stupro, da parte di un uomo nero, di una donna a lui vicina. E ha aggiunto di aver reagito girando fuori da un pub per una settimana con l’intenzione di uccidere qualsiasi uomo nero gli si fosse avvicinato per provocarlo. I suoi commenti sono stati molto criticati online e ripresi da diversi giornali.

«Lei (la donna stuprata, ndr) ha gestito la situazione dello stupro nel più straordinario dei modi. Ma la mia immediata reazione fu…le chiesi se sapeva chi fosse. No. Di che colore era? Lei ha risposto che era un nero (…) Ho iniziato ad andare su e giù di notte per le periferie con un bastone sperando di essere avvicinato da qualcuno, mi vergogno di dirlo, e l’ho fatto tipo per una settimana, sperando che qualche “bastardo nero” uscisse da un pub e mi provocasse in qualche modo, sai? Così avrei potuto ucciderlo. (…) Lei mi diceva, “Dove stai andando?”, e io rispondevo, “Esco solo a fare una passeggiata”».

L’attore ha poi aggiunto che si è trattato di un momento «terribile» e «orribile» della sua vita, che alla fine ha capito che quello che stava facendo era sbagliato e che non avrebbe mai creduto di poter dire tutto questo a una giornalista, la quale ha spiegato che Neeson era consapevole di quel che stava raccontando e che gli tremava la voce. L’attore ha poi aggiunto nell’intervista che crescere nell’Irlanda del Nord durante i Troubles (le violenze che dalla fine degli anni Sessanta causarono la morte di più di 3 mila persone in tutta l’Irlanda del Nord) ha influenzato il suo senso di violenza ammissibile:

«Conoscevo un paio di ragazzi che sono morti in sciopero della fame e ho dei conoscenti che erano molto coinvolti nei Troubles, e capisco quel bisogno di vendetta, ma porta solamente a più vendetta, più morte, più omicidi, e l’Irlanda del Nord ne è la prova. Tutte queste cose che stanno accadendo nel mondo, la violenza, ne sono una prova. Ma quell’istinto primario, lo capisco».