Perché diciamo OK

Le origini sono molto incerte, ma la teoria più diffusa ha a che fare con una pronuncia sbagliata e il soprannome di un presidente degli Stati Uniti

(George Marks/Retrofile/Getty Images)
(George Marks/Retrofile/Getty Images)

OK è probabilmente una delle espressioni più diffuse al mondo. Si può trovare scritta in diversi modi (ok, O.K., okay) ma dappertutto ha lo stesso significato: “va bene”, “sì”, “d’accordo”. Nonostante sia una parola così popolare la sua origine è tutt’altro che certa, e le teorie e opinioni che circolano sono molte e discordanti tra loro.

Una delle teorie principali è quella dello studioso statunitense Allen Walker Read, che la espose in una serie di articoli pubblicati sulla rivista American Speech tra il 1963 e il 1964. Secondo Read l’espressione OK iniziò a diffondersi nel linguaggio orale a Boston, negli Stati Uniti, dove veniva utilizzata come una pronuncia volutamente sbagliata di “all correct” (“tutto bene”) per ottenere un effetto comico. Il termine apparve poi per la prima volta in forma scritta il 23 marzo del 1839 sul Boston Morning Post in un articolo umoristico a firma di Charles Gordon Greene, e successivamente venne ripresa anche da altri giornali, sia nella forma abbreviata che in quella estesa “oll korrect”.

Secondo i sostenitori di questa teoria, l’espressione OK assunse ancora più popolarità negli Stati Uniti in occasione delle elezioni presidenziali del 1840, in cui uno dei candidati era il presidente uscente Martin Van Buren, nativo di Kinderhook, nello stato di New York, e soprannominato per questo “Old Kinderhook”. Alcuni suoi sostenitori fondarono a New York l’Old Kinderhook Club, abbreviato in O.K. Club, e iniziarono a fare propaganda per Van Buren usando lo slogan “Vote for OK” (“Vota per OK”) e accompagnandolo con il gesto della mano a formare una “O” con indice e pollice e una “K” con le restanti dita.

Presto l’espressione OK divenne un modo di dire popolare in tutti gli Stati Uniti, anche grazie all’invenzione del telegrafo nel 1844, nelle cui comunicazioni era essenziale la brevità. “OK” da questo punto di vista si rivelò una formula perfetta per dare conferma della ricezione di un messaggio. Anche quel gesto della mano iniziò a essere utilizzato per dire “va tutto bene” senza dover parlare, ed oggi è comunemente usato come segno di approvazione alla stregua del pollice alzato.

Nonostante questa teoria sia accettata ormai da molti, ce ne sono molte altre su cui gli studiosi di etimologia si interrogano. Una sostiene che OK derivi dalla lingua dei Choctaw, una popolazione nativa americana, dove si utilizzava la parola okeh per dire “va bene”. Fino alla pubblicazione degli studi di Read questa era stata la versione più affermata (nella canzone “All mixed up” il cantante folk Pete Seeger cita proprio questa teoria). Altre teorie sostengono che OK sia un calco dell’espressione greca όλα καλά, che vuol dire “tutto bene”, o della lingua bantu dove l’espressione uou-key vuol dire “va bene” e che sarebbe stata portata negli Stati Uniti dagli schiavi provenienti dall’Africa occidentale.

Anche per quanto riguarda l’arrivo del termine in Italia non c’è molta chiarezza. Probabilmente iniziò a diventare popolare in seguito allo sbarco dei soldati statunitensi in Italia durante la Seconda guerra mondiale, e si consolidò nel linguaggio comune nel secondo dopoguerra, con la diffusione del cinema e della musica statunitense. Secondo il sito dell’enciclopedia Treccani, però, se ne attesta la presenza in Italia già negli anni Trenta, quando il termine venne incluso nel Dizionario moderno di Alfredo Panzini, del 1931.

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