Guida minima alla “trap”

Per chi è rimasto confuso dalle discussioni seguite alla strage nella discoteca di Corinaldo, che l'hanno tirata in mezzo spesso a sproposito

Dopo la strage nella discoteca di Corinaldo, nella quale sono morte sei persone che aspettavano un concerto, una parte del dibattito pubblico si è concentrata proprio sul cantante che doveva esibirsi, Sfera Ebbasta, e sulla sua musica, la trap. Molti commenti hanno infatti attribuito al cantante e alle sue canzoni effetti diseducativi sugli adolescenti che la ascoltano. Al di là dei giudizi, che hanno ricordato quelli ricorrenti in altri dibattiti ciclici nel racconto dei giovani in Italia, è emerso che molte persone non abbiano molto chiaro cosa sia la trap, un genere musicale che da almeno un paio di anni è diventato uno dei più ascoltati dagli adolescenti e dai giovani di tutto il mondo, Italia compresa: la canzone più ascoltata su Spotify in Italia nel 2018, per fare un esempio, è un pezzo trap.

Da dove arriva
La trap è un genere musicale nato negli Stati Uniti e derivato dall’hip hop, da cui ha preso molti elementi nella forma e nel contenuto. Tuttavia il termine “trap” non ha niente a che vedere con il rap, nonostante l’assonanza: in inglese significa trappola, ed è il modo con cui gli abitanti di Atlanta, in Georgia, definiscono i palazzi abbandonati diventati piazze di spaccio. Uno dei primi a usare questo termine nell’hip hop è stato il rapper T.I. nel suo secondo disco, intitolato appunto Trap Muzik e uscito nel 2003. Secondo qualcuno è quello che ha dato vita al genere, anche se dal punto di vista musicale è simile a un classico disco hip hop.

T.I., intervistato da Noisey, ha detto che con quel disco voleva portare la gente «nella trappola», cioè far vedere che tipo di vita si conduceva in certe parti della città dove avere a che fare con droga e armi non era una scelta. Se all’inizio la trap aveva una connotazione geografica precisa, con il successo che ebbero T.I. e altri artisti come Rick Ross, Jeezy e Gucci Mane la trap cominciò a travalicare i confini locali diventando popolare, a partire dagli anni Dieci, in tutti gli Stati Uniti.

Com’è cambiata
Tra gli elementi principali della trap di oggi, che la rendono immediatamente riconoscibile, ci sono le basi ritmiche caratterizzate da bassi pesanti e dai suoni dei piatti della batteria – soprattutto lo hi hat, quello chiamato anche “charleston” – a velocità molto elevate e con ritmi sincopati, cioè, semplificando molto, interrotti da pause in momenti in cui non ce le si aspetterebbe. Non è solo l’aspetto ritmico a distinguere la trap dal normale hip hop: le linee vocali sono infatti spesso melodiche, più cantate e meno “parlate” del rap. Quasi sempre sono poi caratterizzate dal tipico suono dell’Auto-Tune, uno strumento digitale originariamente usato per correggere le imperfezioni vocali ma che può anche essere usato per creare effetti di distorsione nella voce.

Queste caratteristiche erano in parte già presenti nei primi dischi associati alla trap, ma si sono affermate soprattutto con la successiva generazione di “trapper”, cioè con gente come i Migos, Travis Scott, Lil Uzi Vert, Lil Pump (il prefisso “Lil”, abbreviazione di “Little”, è un modo piuttosto efficace per riconoscere fin dal nome un cantante trap). Lo stile che ne è uscito ha inglobato altri generi come il pop e la musica dance elettronica che si balla nelle discoteche, ma anche il reggaeton: tra gli artisti più ascoltati nel 2018 su Spotify c’è per esempio J Balvin, cantante colombiano che insieme ad altri ha dato vita a un genere nuovo, la “latin trap”. Nel mondo hip hop, intanto, la distinzione tra trap e rap si è fatta più labile e molti artisti storici dell’hip hop hanno accolto le influenze della trap: Drake, per esempio, ma perfino Kanye West.

La trap italiana
La trap in Italia si è affermata negli ultimi due-tre anni, sulla scia del successo di quella americana, e grazie a una generazione di cantanti quasi sempre sotto i 25 anni come Ghali, Sfera Ebbasta, Capo Plaza, Tedua o la Dark Polo Gang. Molti di questi cantanti e gruppi sono accomunati dalle collaborazioni con Charlie Charles, talentuoso produttore musicale a cui è riconosciuta una grande influenza nello sviluppo della trap in Italia.

In certi casi la versione italiana della trap è caratterizzata da toni più scanzonati, superficiali e provocatori di quella americana. È il caso proprio della Dark Polo Gang e in misura minore di Sfera Ebbasta, che hanno fatto dell’esibizione aggressiva del successo un loro tratto distintivo, oggetto di tante critiche nei giorni successivi alla strage di Corinaldo. Ghali, per fare un esempio opposto, ha eliminato quest’aspetto dai testi, dedicandosi a temi più spesso “sociali” che, insieme a una maggiore raffinatezza musicale, ne hanno infatti facilitato il successo anche tra un pubblico più adulto.